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In tribunale le traduzioni dal calabrese

In tribunale le traduzioni dal calabrese

Giuseppe Marcianò ricoverano nel centro clinico penitenziario delle Vallette di Torino

GIULIO GAVINO VENTIMIGLIA

Il dialetto calabrese è protagonista dell’udienza in programma questa mattina nell’ambito del procedimento «La Svolta», indagine in materia di associazione a delinquere di stampo mafioso che lo scorso dicembre aveva portato ad una raffica di arresti a Vallecrosia e Ventimiglia con avvisi di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex sindaco della città di confine Gaetano Scullino e l’ex direttore generale del Comune Marco Prestileo. Sono centinaia, infatti, le intercettazioni ambientali e telefoniche delle quali il collegio difensivo ha chiesto una «rilettura» peritale a fronte dell’utilizzo diffuso del dialetto calabrese da parte dei presunti affiliati alla 'ndrangheta. 
Gli esperti, «madrelingua» nominati dal giudice hanno depositato la maggior parte delle intercettazioni nei giorni scorsi. Impossibile conoscere la presenza di eventuali novità (o differenze) interpretative rispetto alle traduzioni fatte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Imperia che avevano condotto sul campo le indagini coordinati dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Genova Giovanni Arena. 

Il procedimento penale principale sulla ’ndrangheta nel Ponente è arrivato alle battute conclusive e potrebbe approdare prima dell’estate all’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Intanto, il presunto boss del «locale» di Ventimiglia-Vallecrosia, Giuseppe «Peppino» Marcianò, ultrasettantenne, in stato di detenzione, è stato trasferito da Genova e ricoverato nel centro clinico del carcere delle «Vallette» di Torino per motivi di salute.
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Monsters University doppiatori: nel cast anche I soliti idioti

Monsters University doppiatori: nel cast anche I soliti idioti

Uscirà il prossimo 21 agosto il divertente e colorato Monsters University, prequel del fortunato Monsters & Coe racconterà dalle origini l’amicizia dei mitici protagonisti Mike e Sullivan.
Nel film d’animazione appare un nuovo personaggio: un simpatico mostro a due teste, Terri e Terry, doppiato nella pellicola italiana da due “Soliti idioti”: Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio che raccontano così questa nuova esperienza: “Noi tutti i giorni, volenti o nolenti siamo un mostro a due teste, siamo molto amici, lavoriamo molto insieme, quindi siamo come un’unica entità bicefala, praticamente. E un mostro ingenuo, due ingenui, perché poi sono due in realtà, fanno parte di una confraternita di nerd, di sempliciotti, perciò non sono spaventosi, sono adorabili, come noi“.
E i due attori di personaggi spaventosi ne sanno qualcosa: “Sicuramente quando i soliti idioti sono arrivati in televisione e al cinema molte reazioni sono state: Oddio, cosa è? Chi sono? Da dove arrivano? Cosa fanno? Perché si permettono di dire certe cose? Non si può. Quindi effettivamente fanno un po’ spavento I Soliti Idioti, ma siamo consapevoli che sono un po’ dei mostriciattoli“.
I protagonisti nel film, invece, non diventeranno mai dei bravi spaventatori, ma il regista Dan Scanlon e la produttrice Kori Rae spiegano che il messaggio del film è proprio questo: “Volevamo che la gente capisse che si può abbandonare un idea che ci sembrava magnifica, per scoprire qualcos’altro, che forse ci può far sentire meglio. C’è sempre qualcosa di meraviglioso da scoprire, e un amico può aiutarti a farlo“.
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Sottotitolato per risparmiare

Cinema e doppiaggio sottotitolato per risparmiare

I film sottotitolati aumentano: è finita l’era dei doppiatori? Dopo le polemiche degli anni Quaranta i sottotitoli tornano più per motivi di budget che per scelta culturale. Ma per l’industria del doppiaggio la concorrenza potrebbe favorire la qualità.

La diffusione di film, anime e telefilm sottotitolati rischia di compromettere il futuro del doppiaggio? In un’epoca mediatica in cui ragazzi e adulti sono sempre più abituati a prodotti cinematografici o televisivi in lingua originale sottotitolati in italiano, viene da chiedersi se, nel giro di qualche anno, i doppiatori vedranno ridimensionato il proprio ruolo.

Secondo la torinese Olivia Manescalchi, voce – tra l’altro – di Eva Longoria in Febbre d’amore, “la diffusione di prodotti sottotitolati rappresenta un problema per il mondo del doppiaggio, anche se la tradizione italiana è di così alto livello che si mostra in grado di resistere senza problemi agli ‘attacchi’ di film e serie in lingua originale”. Ilaria Stagni, per oltre vent’anni voce di Bart Simpson, ritiene che i sottotitoli allo stato attuale non penalizzino tanto i doppiatori, quanto “la maggior parte degli spettatori: i sottotitoli sono riduttivi, e se l’occhio è impegnato a leggere si perde il resto delle immagini, cioè quel lavoro magistralmente creato da animatori, registi, attori, montatori e direttori della fotografia”.
Sulla stessa linea d’onda si pone Dario De Santis, storico direttore del doppiaggio, convinto che in Italia i film sottotitolati siano ancora “destinati a un pubblico di nicchia. In televisione non appariranno mai: ve la immaginate la leggendaria casalinga di Voghera che segue la telenovela in lingua originale mentre pulisce casa? Diverso il discorso per il cinema, ma comunque va considerata la difficoltà di leggere e al tempo stesso guardare le immagini”.

Roberto Benfenati, attore e doppiatore, ammette di essere “un consumatore di lavori in lingua originale, perché onestamente, una volta superata la barriera dell’idioma straniero, sono più piacevoli. Puoi imparare molte cose: oltre alle parole, anche le appoggiature, le intonazioni delle altre culture. Le prime volte che senti Meryl Streep parlare in lingua originale, abituato come sei al doppiaggio italiano di Maria Pia Di Meo, ti sembra stupida, perché il tuo orecchio non conosce quella corrispondenza tra voce e volto. Poi, superato il momento di iniziale spaesamento, ne rimani estasiato. Insomma, da spettatore non considero disdicevole la diffusione di prodotti sottotitolati. Da doppiatore, invece, non posso fare a meno di notare come essa abbia ripercussioni sul livello qualitativo del nostro lavoro”. Come evidenzia Ilaria Stagni, infatti, spesso i sottotitoli non sono altro che “un tentativo, ahimè, di ridurre i costi, basato non su un’attenzione reale verso lo spettatore, ma semplicemente sul desiderio di risparmiare sui costi”.

Ma si corre il rischio che lo spettatore del Belpaese si disabitui al doppiaggio? Per Olivia Manescalchi “questo pericolo è ancora lontano. Da doppiatrice non me lo auguro, ma da italiana sì: è arrivato il momento che anche da noi l’inglese venga parlato da tutti. In ogni caso, penso che i doppiatori italiani sapranno trovare la maniera di riciclarsi, vista la loro grande professionalità, il loro enorme talento e le loro meravigliose voci”. Anche per Benfenati, non c’è il rischio che gli spettatori abbandonino i film doppiati privilegiando quelli sottotitolati: “Anzi, questa ‘concorrenza’ potrebbe favorire una maggiore capacità di discernimento, facendo sì che vengano apprezzati solamente i prodotti doppiati con qualità. Non saranno i sottotitoli a condannare il nostro mestiere. Sarebbe come dire che la cucina italiana cadrà in declino perché si sta diffondendo il sushi: no, se la cucina italiana cadrà in declino sarà solo colpa della sua (eventuale) scarsa qualità. Ecco perché noi doppiatori non dobbiamo combattere i sottotitoli, ma la caduta qualitativa cui il nostro lavoro viene sottoposto ogni giorno di più”.

E su questo, i doppiatori sono tutti d’accordo. De Santis precisa: “Il fatto è che i tempi di lavorazioni sono sempre più bassi. Le consegne Rai in questo senso sono leggendarie, e magari poi succede che il prodotto consegnato in tutta fretta con il massimo dell’urgenza vada in onda un anno dopo. Il nostro settore è in crisi, come l’intera azienda Italia. Per fortuna i canali tv hanno sempre bisogno di nuovi prodotti, ma la percentuale di merce riciclata per coprire il palinsesto si alza sempre di più”.
Benfenati parla di “doppiaggese” in riferimento ai prodotti televisivi (reality show, factual, eccetera) di importazione con voice over (cioè lasciando, al fianco del doppiaggio, anche la voce originale): “Viene realizzato per risparmiare tempo e denaro, nel senso che è meno curato e quindi richiede lavorazioni più brevi. E’ però un doppiaggio che trasmette solo il significato, non le emozioni. La conseguenza è un appiattimento qualitativo tremendo: sembra di assistere ai doppiaggi che si fanno in Bulgaria, dove nei film tutte le voci maschili vengono doppiate da un solo uomo e tutte le voci femminili da una sola donna. D’altre parte le case di produzione sono ‘impiccate’ a causa dei tempi: la qualità diminuisce, la professione del doppiatore si avvicina pericolosamente a quella di un operaio in catena di montaggio, e così anche gli spettatori hanno aspettative inferiori”.

Il doppiaggio, insomma, non deve temere i sottotitoli, ma unicamente sé stesso: solo il progressivo abbassamento degli standard qualitativi porterà lo spettatore italiano ad allontanarsi dai prodotti doppiati.
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Monsters University - 7 clip e una featurette da 13 minuti con i doppiatori del prequel Disney

Il sito Collider ha pubblicato due video che includono 7 clip e un lungo "dietro le quinte da 13 minuti" dedicato al prequel Monsters University.

Il sito Collider ha pubblicato due video che includono 7 clip e un lungo “dietro le quinte da 13 minuti” dedicato al prequel Monsters University.

Nel video c’è un riassunto di tutte le clip disponibili sinora più una inedita: vediamo una lezione in cui Mike e Sulley che ci mostrano le loro potenzialità di “spaventatori”; i due  alle prese con quella che sembra una mascotte e durante la prima mattina come compagni di stanza; una cerimonia di iniziazione ad una confraternita studentesca; la severa preside della scuola che parla delle ferree regole dell’università, un giro di Mike e Sulley tra gli stand delle confraternite in cerca di nuovi membri e infine facciamo la conoscenza degli “inseparabili” fratelli Perry (Terri e Terry).

Nella lunga featurette possiamo invece dare uno sguardo al cast stellare di doppiatori del film ripresi durante le sessioni di registrazione dei dialoghi, tra di loro troviamo Billy Crystal (Mike),John Goodman (Sulley), Steve Buscemi (Randall Boggs), Helen Mirren (Dean Hardscrabble); Nathan Fillion (Johnny Worthinton) e Alfred Molina (Professor Knight)
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Luca Ward a Italia Chiama Italia: ‘credete sempre alle vostre ambizioni’

Luca Ward a Italia Chiama Italia: ‘credete sempre alle vostre ambizioni’

‘Ho avuto l'onore di doppiare tantissimi film, di immedesimarmi nei personaggi, a tal punto, da interpretarli come se io fossi il protagonista’

Luca Ward, uno dei grandi attori e doppiatori italiani, sceglie ItaliaChiamaItalia per raccontare un po’ di sé.
Luca, qual è il doppiaggio che ti è rimasto più a cuore?
“Ho avuto l'onore di doppiare tantissimi film, di immedesimarmi nei personaggi, a tal punto, da interpretarli come se io fossi il protagonista. Sono legato un po' a tutti, però il pubblico, a livello popolare, è più legato al film ‘il gladiatore’. I ragazzi, a distanza di anni, non dimenticano la frase più celebre: ‘Al mio segnale scatenate l'inferno’”.
Ti rivedremo presto in tv?
“Non vorrei anticipare niente, ho appena concluso il tour teatrale con il musical ‘my fair lady’, che ha riscosso grandi assensi di pubblico. Posso solo dirvi che ‘il cattivo ritorna’”. E Luca accenna un sorriso.
Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere la tua carriera?
“Di non abbandonare mai i propri progetti, di credere sempre alle proprie ambizioni, di lottare perché se c'è un reale talento, prima o poi, si riesce a realizzare le proprie aspirazioni o quanto meno è ciò che auguro ai ragazzi, specialmente in questo momento di crisi socio-economica che sta distruggendo l'equilibrio di molte persone”.
Quale messaggio vorresti lanciare ai tuoi fan?
“Colgo l'occasione per dire a tutti quelli che mi seguono: cari amici, grazie infinite per la dedizione e la passione che mi dimostrate tutti i giorni. Adesso potrete seguire le mie novità, i miei aggiornamenti, i miei progetti televisivi grazie a questa pagina ufficiale su Facebook, gestita direttamente da me e integrata da staff autorizzato. Cliccate in tanti e riceverete gli aggiornamenti automaticamente, potrete lasciare i vostri commenti e condividere con me ogni emozione. Non dimenticate: ‘Al mio segnale scatenate l'inferno!’. La mia forza siete voi. W NOI!”.
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Speciale – L’importanza del doppiaggio nei videogiochi

Speciale – L’importanza del doppiaggio nei videogiochi
Per poter affrontare con cognizione di causa l’argomento del doppiaggio nei giochi è innanzitutto necessario fare un’analisi approfondita sul doppiaggio in genere, nel suo totale campo d’applicazione, dal cinema ai cartoni e fino ai videogames.
E’ importante premettere che il doppiaggio nei giochi, termine ormai assolutamente improprio trattandosi di vere e proprie simulazioni interattive d’animazione più vicine al cinema o alle serie tv, è entrato di diritto, tra gli addetti ai lavori, tra le attività di primissimo piano nell’ambito delle caratteristiche che determinano e costituiscono un prodotto di successo.
A rafforzare questa tesi, in una recente intervista – Giancarlo Giannini – durante i lavori di doppiaggio di Call Of Duty Black Ops II – ha dichiarato addirittura che “…è il cinema ormai che tenta di imitare i videogames [...] anche nelle sue forme di scenografia e sceneggiatura”. Che uno dei più grandi attori del mondo si spenda in questi termini, prestandosi in prima persona per i lavori di doppiaggio di un “gioco” (da qui in poi – simulazioni interattive d’animazione) è sintomatico della straordinaria evoluzione dei prodotti di ultima generazione.
Come sappiamo, da diversi anni in Italia è in corso un dibattito serrato sulla questione – doppiaggio si/doppiaggio no.
Il filone “doppiaggio no” ritiene che i film (e/o correlati) dovrebbero essere mantenuti in lingua originale e che la comprensione dei dialoghi sia affidata ai sottotitoli (così come avviene in molte simulazioni interattive d’animazione).
Che cos’è il doppiaggio? Il doppiaggio consiste nelle seguenti fasi: traduzione dei dialoghi e applicazione delle traduzioni sui soggetti originali, attraverso l’interpretazione dei doppiatori, ovvero attori, talvolta scelti appropriatamente per restituire nel modo più fedele possibile il personaggio originale.
La scuola italiana del doppiaggio ha dimostrato nella sua storia di superare addirittura questa semplice definizione. Woody Allen tempo fa dichiarò che il doppiaggio di Oreste Lionello nei suoi film restituiva i suoi personaggi in modo ancora più brillante delle sue interpretazioni originali. Queste le sue parole: “Oreste Lionello mi ha reso per anni un attore molto migliore di quanto non fossi veramente”.
Stanley Kubrick, nel suo capolavoro 2001 Odissea nello spazio, dopo aver ascoltato la versione italiana di Hal 9000 (l’intelligenza artificiale della nave spaziale) – doppiata dall’illustre Gianfranco Bellini – fece cambiare quella originale americana per accostarla alla versione italiana.
Detto ciò, il resto dei successi del doppiaggio italiano sono francamente superflui.
La visione di un qualsiasi prodotto in lingua originale con i sottotitoli è oggettivamente uno strazio per vari motivi. “Leggere” un film (e/o correlati) è molto faticoso, il film non lo guardi più, perdendo tutte quelle sfumature, espressioni e mimiche, che determinano le emozioni. I sottotitoli privano dunque dal godere appieno delle emozioni trasmesse dalle sceneggiature. I sottotitoli sono, spesso, delle riduzioni e delle revisioni, righe tradotte in modo da rendere il senso generico, impossibili da comprendere nelle sequenze lunghe o nelle sequenze di forte interazione e scambio di battute tra i personaggi. Fruire di un film (e/o correlati) in lingua originale con i sottotitoli è quindi una derivazione generica del testo originale che rende difficoltosa la comprensione e che annulla il concetto chiave di una qualsivoglia produzione audiovisiva – le emozioni, appunto. Potrei anche concludere qui ma è doveroso andare oltre, per arrivare in modo più specifico al doppiaggio nelle simulazioni interattive animate e per centrare il vero punto della questione – ovvero – buon doppiaggio/scarso doppiaggio.
Tutta la letteratura goduta da noi fino a oggi è stata tradotta. E’ la stessa identica cosa. Provate a “leggere” un libro in “lingua originale”. Il punto è semmai che una cosa è leggere Hemingway tradotto da Totuccio Spacchiotto e una cosa è leggerlo tradotto da Fernanda Pivano. Cioè, a questi livelli, state certi, ad esempio, e allo stesso modo, che sarà sempre un Giancarlo Giannini a doppiare Al Pacino. E per “lingua originale” si fa spesso l’errore di associare istintivamente la lingua inglese, quando invece, sia nell’ambito delle produzioni bibliografiche che in quelle filmografiche (e/o correlate), la provenienza è assolutamente worldwide, intercontinentale, produzioni giapponesi, francesi, tedesche, sudamericane, indiane, arabe etc etc…
Giungendo nel particolare delle simulazioni interattive animate chi sostiene il filone del “doppiaggio no” dovrebbe quindi pretendere i Final Fantasy non in versione americana sottotitolata ma la versione in “lingua originale” giapponese con i sottotitoli in italiano.
Ma chi sostiene il “doppiaggio no” ha mai provato a vedere un film d’animazione o un cartone animato in “lingua originale”? Le diverse inflessioni semantiche che caratterizzano le lingue ha una propria provenienza ed identità culturale che può trovare una comprensione globale solo con un buon lavoro di traduzione e/o doppiaggio. Ecco perché semmai il punto è buon doppiaggio/scarso doppiaggio.
Il problema del doppiaggio sembra abbia infatti dei risvolti politici, ma il devastante processo di globalizzazione che tende verso una “lingua unica globale” è, sebbene in fase embrionale, il tradimento di quel vasto complesso culturale che abbraccia il linguaggio, i costumi e persino il pensiero. Non voglio dilungarmi in questa complessa analisi ma, sebbene questa direzione sembri futuribilmente inevitabile, è bene affermare e sostenere che il doppiaggio, finché sarà possibile, deve continuare ovviamente ad andare avanti. Il doppiaggio è la sola forma che permette la giusta comprensione di qualsivoglia format che abbia una provenienza straniera.
Provate ad immaginare ad esempio Mass Effect, con le sue risposte a scelta multipla e le lunghe ed interessantissime battute tra i personaggi, in lingua originale.
Prendete come termine di paragone alcuni capisaldi dell’industria videoludica. Paragoniamo, ad esempio, il grado di comprensione effettivo della saga di Mass Effect o Assassin’s Creed con altri capolavori come Metal Gear, i Final Fantasy o le opere della Rockstar Games.
È evidente che questi ultimi possono risultare alla lunga faticosi da seguire e persino noiosi nelle lunghe parti narrative, soprattutto se si tratta di sceneggiature complesse come proprio gli episodi di Metal Gear. Il doppiaggio, come già detto, è la sola forma che realizza una più completa comprensione delle sceneggiature. Il doppiaggio, come diceva la grande Fede Arnaud, è cultura. E al cospetto di chi ancora crede che nei “giochi” piaccia star li a snervarsi contro un boss – sono ormai proprio le sceneggiature a rendere preziosa questa nuova ondata di ultima generazione. E’ opportuno rinviare il tema delle sceneggiature ad un prossimo articolo.
La questione – buon doppiaggio/scarso doppiaggio – è spesso relativa a quanto segue. Nel cinema o nelle serie tv, così come conferma il famoso doppiatore Christian Iansante, “un doppiatore si ritrova spesso a doppiare in un giorno il lavoro di sei mesi di un attore di presa diretta”. I tempi di lavorazione sono ormai brutali, i committenti e le case di produzione sempre più esigenti. Per eventuali approfondimenti di questi argomenti, che consegnano una viva analisi del momento del doppiaggio, si consiglia la visione del portale “Il Mondo dei doppiatori – L’enciclopedia del doppiaggio”.
Nel particolare campo del doppiaggio delle simulazioni interattive animate il problema è talvolta ancor più serrato. Se i lavori di doppiaggio per un film o per una serie tv trovano l’appoggio visivo del film originale, spesso (sempre) i doppiatori che operano nel campo videoludico lavorano in modo ancora più scomodo, potendo ascoltare “solo” l’audio originale.
Il noto Niseem Riccardo Onorato (voce di Jude Law e tantissime altre star holliwoodiane), che ha prestato la voce a Connor inAssassin’s Creed 3 – ha dichiarato: “se avessi visto bene Connor prima dei lavori di doppiaggio ad un bestione col collo così gli avrei potuto dare una voce più profonda”.
I doppiatori del mondo videoludico lavorano senza alcun supporto visivo, non hanno nemmeno il leggio, lavorano ascoltando in cuffia l’audio originale e interpretando le battute leggendo il testo dal Pro Tools, il programma usato dalle case di doppiaggio per le simulazioni interattive animate.
Le condizioni di lavoro sono quindi assolutamente sfavorevoli e malgrado ciò, tornando alla vera questione da prendere in considerazione, in tante (non in tutte) simulazioni interattive animate l’obiettivo è assolutamente centrato. Buon doppiaggio. Chi può affermare il contrario? Se il fine del doppiaggio è di restituire una corretta comprensione al fine di godere di sceneggiature che sono poste in essere per trasmettere emozioni (di qualsiasi natura) si può considerare il doppiaggio dei giochi un doppiaggio di serie B? Penso a Mass Effect, Assassin’s Creed, Tomb Raider, Heavenly Sword, Heavy Rain, God of War, Bioshock, Dead Space, Dishonored e tantissimi altri. E penso con rammarico ad altri grandi capolavori come Metal Gear, Red Dead Redemption, GTA, Final Fantasy, e, purtroppo, tanti tanti altri.
Personalmente credo che Fede Arnaud, Giancarlo Giannini, Woody Allen e Stanley Kubrick, abbiano perfettamente ragione.
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INTERVISTA - Professione doppiatore: "La voce è uno strumento da cui ricavare musiche diverse"

INTERVISTA - Professione doppiatore: "La voce è uno strumento da cui ricavare musiche diverse"

Attori dietro le quinte, voci nell'ombra al di làdel grande schermo. All'inizio, negli anno '30 la figura del doppiatore era più che altro una necessità data dall'impossibilità di sottotitolare i film provenienti dall'estero (anche per l'alto tasso di analfabetismo dell'epoca) oggi, invece, è diventata una professione ricercata, che richiama a sé moltissime persone spinte, chissà, da una sorta di irresistibile associazione voce-attore. Un lavoro senza dubbio affascinante per praticare il quale, però, la voce da sola non basta. Prima di arrivare dietro un microfono, infatti, è necessario un percorso di studio tra le varie discipline che compongono questa professione: dizione, fonetica, recitazione e, in seguito, doppiaggio in sala.

Lui, Roberto Pedicini, 51 anni abruzzese, 33anni di doppiaggio alle spalle, è una delle voci più affermate del panorama italiano, uno che la gavetta l'ha percorsa tutta, dall'età di 18 anni, passando dalla radio al cinema, dalle serie tv ai film di animazione, dalle fiction ai videogiochi. La sua voce è quella di molti attori celebri, tra i quali Kevin Spacey, Ralph Fiennes, Rupert Everett, Javier Bardem, Patrick Swayze, Vincent Cassel, Denzel Washington, Kenneth Branagh, Willem Dafoe, Bruce Willis, Gérard Depardieu, Kevin Bacon, John Malcovich, Colin Firth, Benicio del Toro e Alec Baldwin. Ed è proprio insieme a lui che abbiamo cercato di saperne un po' di più su questo lavoro così particolare:

Come si è avvicinato alla professione di doppiatore?
"Grazie alla passione per la musica: avevo 15 anni o poco più, mi divertivo a suonare la chitarra e qualche volta ero ospite di una radio locale di Pescara, la mia città d'origine. Allora, come adesso, la possibilità di essere ascoltato senza essere visto, di utilizzare la voce per raggiungere un pubblico vasto mi affascinava. Trovo sia una modalità di comunicazione che favorisce un rapporto intimo, forte con chi ascolta. In quello stesso periodo, realizzavo anche qualche pubblicità per una piccola tv e ho avuto modo di conoscere Ferruccio Amendola, Giuseppe Rinaldi e Cesare Barbetti. Spesso chiudevo gli occhi, ascoltavo le loro voci e così facendo si materializzavano di fronte a me miti del cinema internazionale ai quali loro prestavano la voce: da Paul Newman a Robert Redford, da Al Pacino a Robert Duvall. È allora che mi sono innamorato di questa professione".

Tra le tante attività legate al suo lavoro, c'è anche l'insegnamento di questa professione: secondo questo è mestiere si può imparare?
"La voce può essere senz'altro educata studiando dizione, fonetica, recitazione, doppiaggio in sala. È come uno strumento musicale dal quale si può ricavare musica di diverso tipo e qualità. Per esempio, tra i personaggi che doppio, oltre ad attori famosi, ci sono anche protagonisti dei fumetti come Gatto Silvestro, Pippo, ma anche persone con handicap, che hanno difficoltà di pronuncia; è quindi possibile adattare e trasformare la propria voce in base alle necessità. Certo, il talento innato e l'essere dotati di una voce eufonica aiutano, ma anche chi ha una voce apparentemente non bella può interpretare personaggi caratteristici".

Qual è l'attore che preferisce doppiare?
"Mi piacciono molto Havier Bardem e Kevin Spacey".

Da dove nasce la tradizione di doppiare i film?
"Purtroppo dall'ignoranza. Negli anni '30, nelle sale arrivavano molti film statunitensi e poiché nel nostro Paese c'era un alto tasso di analfabetismo era impossibile ricorrere ai sottotitoli: fu il solo modo per favorire la diffusione delle pellicole. Il ricorso al doppiaggio è stato favorito, inoltre, dal fascismo che spesso modificava ed mitigava alcune battute contenute nelle opere originali".

Le è mai capitato di essere lei davanti la macchina da presa e di recitare in prima persona in qualche film?
"Sì, ho lavorato come attore sia in tv, in 'Don Matteo', sia al cinema, per esempio ne 'L'inchiesta' di Giulio Base. Mi piace, ma solo occasionalmente".

Quanto, secondo lei, le nuove tecnologie diffuse nel cinema hanno cambiato la sua professione?
"L'hanno trasformata totalmente. Con il cinema digitale ci sono i cosiddetti 'loop' di pellicola, che permettono di individuare con facilità i punti da doppiare e da correggere. La digitalizzazione ha sicuramente velocizzato il lavoro e migliorato l'audio come nella musica".

E lei, che rapporto ha con la tecnologia?
"Navigo molto in Internet ma non frequento i Social Network. Mi affascina molto la tecnologia applicata alla musica o al cinema, ad esempio adoro i film in 3D".

C'è uno scienziato a cui presterebbe volentieri la voce?
"Mi piace essere la voce narrante nei documentari scientifici e lavoro spesso per Discovery Channel e per il National Geographic".

Si interessa di ricerca?
"Ciò che mi affascina in particolare è il momento della scoperta, che può arrivare casualmente, come nel caso di Alexander Fleming con la penicillina, ma è comunque il punto di arrivo di un'attività rigorosa fatta di impegno e di passione".

(*) Intervista a cura di Rita Bugliosi per l'Almanacco della Scienza del Cnr
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La voce nell'ombra. Intervista a Ivo De Palma

La voce nell'ombra. Intervista a Ivo De Palma

Chi lavora nel settore dello spettacolo e della cultura sa che sono settori nei quali la professionalità è fondamentale. L’Italia con le sue politiche per la cultura e lo spettacolo, come anche l’abitudine nostrana della raccomandazione, non aiutano il mantenimento di certi standard lavorativi. È bene accendere i riflettori su chi lavora in questi mercati con passione mettendo in evidenza l’importanza di: preparazione, motivazione e determinazione. Ivo De Palma si racconta.

Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera di doppiatore?
Ho approfondito la recitazione, a nemmeno vent'anni, per rendere meglio come animatore radiofonico e ho scoperto un mondo che non conoscevo, molto più intrigante. E' stato abbastanza naturale specializzarmi in quello che fino ad allora era stato il mio punto di forza, cioè la voce. Che non va considerato un semplice accessorio, come se fosse un nostro plug-in audio, ma uno strumento importante per l'espressione della nostra personalità, e in grado di regalare emozioni anche usato di per sé.
Attore, doppiatore, direttore di doppiaggio e dialoghista. Quali definizioni daresti a queste tue professioni e cosa rappresenta per lei la voce?
L'attore approfondisce una serie di tecniche, alcune psicologiche, altre mimiche e dinamiche, altre ancora vocali, tese a una qualche forma di rappresentazione, realistica o simbolica che sia, nei vari ambiti di possibile fruizione da parte del pubblico: teatro, cinema, radio e così via. Mediamente, in Italia, ognuno di noi eccelle in uno solo di questi ambiti, ma vi sono casi di professionisti decisamente più completi di altri. Il doppiatore è un attore eminentemente vocale, che rinuncia al gesto e alla propria fisicità per dare personalità in lingua italiana ai volto di altri. La sua creatività sta nell'assecondare le azioni mimico-fisiche di un'altra persona, per dare l'illusione che da quel corpo altrui esca la sua voce. Ricostituisce, nel modo più attendibile, il binomio inscindibile voce-volto, nella nostra lingua. C'è, ma è come se non ci fosse, e il fatto che non si veda non lo rende certo meno necessario. Il direttore di doppiaggio è il regista delle voci, ed è in genere un veterano del mestiere, in grado di indirizzare al meglio i professionisti navigati e guidare passo passo eventuali principianti. Ha la conoscenza complessiva del prodotto in lavorazione, che ha visionato integralmente, sceglie le voci più adatte, o propone al cliente, se quest'ultimo intende avere l'ultima parola, tre o quattro voci tra le più adatte per ogni singolo protagonista. Sta a lui curare che le voci raccontino al meglio la storia da narrare, con particolare riguardo alla resa delle sfumature e dei sottotesti. Sta a lui, in sostanza, ottenere che attraverso ciò che viene detto si intraveda anche, e talvolta soprattutto, ciò che viene sottaciuto. Il dialoghista traduce (o fa tradurre) e adatta in italiano i dialoghi originali. Avendo l'obbligo di rispettare le lunghezze dei labiali, non sempre può accontentarsi della traduzione letterale. Talvolta deve aggiungere qualcosa di propria iniziativa, o viceversa togliere, senza troppo danno per il senso generale. Altre volte, più che "tradurre" deve "trasporre" e quindi magari anche "tradire", perché ci sono casi in cui meno sei fedele all'originale e più sei fedele!
Prima di fare il doppiatore, lavorava in radio private. Come si diversifica questo mezzo di comunicazione di massa rispetto agli altri?
La radio è il regno del suono, quindi della musica e della voce. Infatti è il mezzo attraverso cui si apprezzano molto bene entrambe. E' il tramite attraverso cui la voce può parlare a uno solo, ed essere ascoltata e intesa da migliaia, ognuno dei quali si sente quel solo, privilegiato, destinatario. Non a caso, nel famoso intervento radiofonico di cui molti hanno appreso attraverso il film "Il discorso del re", Giorgio VI dice che, attraverso la radio, intende parlare ai suoi sudditi "uno per uno".La radio è il luogo in cui la voce può animare storie, creare scenari, regalare emozioni a costi relativamente contenuti. Con 4 voci giuste, musiche pertinenti e qualche suono adatto alla bisogna potremmo ambientare complessi intrighi nelle sontuose corti europee dell'800, o avveniristiche trame nei pianeti più lontani. Produrre le stesse storie per il cinema avrebbe costi e tempi di produzione proibitivi, che solo una grande industria potrebbe permettersi.
Tra i tanti personaggi doppiati, a quale è più affezionato e perché?
A parte Pegasus, personaggio che nella mia carriera, così come nel mio cuore, ha un posto speciale, sono molto affezionato a Kanbei Shimada, il capo dei samurai nell'anime Samurai 7. Tunica bianca, lunghi capelli scuri e barba folta, è praticamente un Gesù Cristo con la katana. Personaggio carismatico, ma con caratteristiche da anti-eroe che mi piacciono molto: a tratti malinconico, con qualche sconfitta alle spalle, è un personaggio molto vero, molto umano. Non il fanatico cultore di un codice guerresco, ma un uomo che l'esperienza di vita ha potuto addolcire, e rendere consapevole che tra il bianco e il nero esistono molte sfumature intermedie.
Quale differenza c’è tra la comunicazione e l’informazione?
Al di là di ciò che ognuno di noi può agevolmente trovare in merito su qualunque motore di ricerca, credo di poter dire, in estrema sintesi, che l'informazione non può prescindere da una qualche forma di comunicazione, a partire dalla semplice richiesta di ottenerla. Purtroppo, viceversa, non sempre la comunicazione veicola un'effettiva informazione, o comunque un'informazione attendibile, e quindi utile.
Quali consigli darebbe a quei giovani che vogliono intraprendere la carriera di doppiatori?
Il Maestro Maito Gai, tra i protagonisti dell'anime Naruto, darebbe una ricetta molto semplice. Tre ingredienti che mi sentirei di sottoscrivere, anche perché validi a prescindere: preparazione, motivazione, determinazione. Mi rendo conto che suona tutto molto generico, ma è senz'altro molto più concreto che limitarsi al romantico, ma un po' abusato, "non abbandonate i vostri sogni". Intendiamoci, è concetto fondamentale anche questo, purché ai sogni, però, molto umilmente e concretamente, si diano gambe per camminare, e magari ali per volare.
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Ecco i doppiatori italiani di The Last of Us

Ecco i doppiatori italiani di The Last of Us

Sony ha rivelato chi saranno i doppiatori italiani che interpreteranno Joel ed Ellie nella sua prossima esclusiva in uscita il 14 giugno. Come da tradizione, il nuovo titolo targato Naughty Dog sarà interamente localizzato in italiano, sia per quanto riguarda i dialoghi, sia per i menu di gioco. Anche le varie Limited Edition disponibili attualmente in preordine conterranno doppiaggio e sottotitoli nel nostro idioma. 


The Last of Us vedrà impegnato Lorenzo Scattorin nei panni del ruvido Joel mentre la giovane Ellie avrà la voce di Gea Riva. Scattorin ha già avuto esperienza nel settore: oltre a dare voce a Kenshiro nei film d’animazione su Ken il Guerriero, ha interpretato Kaidan Alenko nella trilogia di Mass Effect e Ra's al Ghul, in Batman: Arkham City. Gea Riva invece ha lavorato ad alcune serie televisive e questa esperienza rappresenta il suo debutto nel mondo videoludico. 

Data di uscita: 14 Giugno 2013
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Doppiatori maremmani: Francesca Cesareo, una dottoressa per il film della Fox

Doppiatori maremmani: Francesca Cesareo, una dottoressa per il film della Fox


GROSSETO – Un altro debutto interessante, un altro passo in avanti compiuto dagli allievi dello Studio Enterprise, scuola di doppiaggio e teatro grossetana diretta da Alessandro Serafini. Questa volta è toccato a Francesca Cesareo entrare alla Fonoroma, uno degli stabilimenti storici del doppiaggio nazionale, per dare la voce al film “The East”, prodotto dalla Fox. Un turno professionale sotto la direzione di Fabrizio Pucci, per la ragazza di 40 anni, stimata dottoressa cardiologa impegnata al Misericordia di Grosseto, ma con l’hobby del doppiaggio.
Una passione che grazie all’impegno e al lavoro svolto sotto la guida di Alessandro Serafini, è divenuta anche professione nei ritagli di tempo, oltre che esempio da seguire per chiunque senta di avere la stoffa e la volontà per avvicinarsi allo Studio Enterprise e al mondo del doppiaggio. Soddisfazione, quindi, per la colonia maremmana che sempre più sta “invadendo” Roma. Quella di Francesca Cesareo è una chiamata che fa seguito a quelle di Antonella Margherito, Teresa Oliveto, Diego Andrea Giuliani, Simone Pescicelli, Esther Giuggioli, oltre ovviamente alle giovanissime Giulia Meola e Chiara Lippi, tutti allievi dello Studio Enterprise che si stanno facendo valere a carattere nazionale. A tal proposito, la scuola grossetana ha deciso di fissare la preiscrizione ai nuovi corsi a partire da lunedì 3 giugno, in ampio anticipo rispetto ai passati anni accademici, vista la grande richiesta di partecipazione.
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Follis, dall'arte al doppiaggio di film e cartoon


Follis, dall'arte al doppiaggio di film e cartoon


Vercellese doc dà la voce italiana a personaggi di tv e cinema

Passare dallo studio dell'arte al doppiaggio di Ken il Guerriero. Non è stato difficile per Dario Follis, 32 anni, vercellese doc, una laurea specialistica in Archeologia. E' una di quelle persone che danno la voce italiana ai personaggi dei telefilm e dei cartoni animati che vediamo in tv, o al cinema. Il mestiere del doppiatore, per lui, nasce come semplice passione, ma diventa ben presto una professione a tempo pieno. Ora è alle prese con il doppiaggio italiano della serie «Masterchef» Australia e del cartone animato Naruto, in cui interpreta due importanti personaggi. E l'archeologia? Accantonata, almeno per il momento. «Anche se il mondo del doppiaggio - dice - risente un po' della crisi».

La sua passione nasce quasi per caso. «Da adolescente mi divertivo a mettere in pausa i film e ripetere le battute degli attori - spiega Dario - ma il primo, vero approccio è stato durante una serata trascorsa a guardare Il Gladiatore: i miei amici hanno insistito nel farmi ripetere la frase "Al mio segnale...scatenate l'inferno". Era la prima volta che prendevo consapevolezza della mia voce, e che avrei potuta usarla per lavoro». Contatta quindi un centro di doppiaggio di Rivarolo Canavese, dove inizia a frequentare un corso di dizione, sincrono labiale e recitazione. «Piacevo, e per questo mi hanno inserito in qualche turno di "brusio", ossia il doppiaggio di personaggi semplici, da cui iniziano i principianti. Era "Samurai Seven", una riedizione in chiave moderna dei Sette Samurai di Kurosawa». Poi passa al doppiaggio di un robot, primo personaggio di una certa importanza, «anche se era semplice perchè non muoveva la bocca». Nel frattempo studia, si laurea in Beni culturali e nella Specialistica in Storia e archeologia. Ma il doppiaggio è sempre più il suo lavoro. Arriva poi il primo personaggio «di puntata», quelli che durano dall'inizio alla fine del racconto, anche per più episodi: Aoba Yamashiro, nel cartone animato Naruto. Ma per lui arriva anche il doppiaggio di un protagonista del quinto film di animazione di Ken il Guerriero, e di un attore di «Gus monkey garage», docu-reality in onda su Discovery channel: «Si chiama Scott - continua Dario - un meccanico che alla fine della serie muore. Chi fa questo lavoro, prima o poi, deve scontrarsi con la morte del proprio personaggio. All'assegnazione, ognuno di noi spera sempre che si tratti di un protagonista il più longevo possibile».
Doppiaggio, però, non vuol dire solo leggere le battute sullo schermo o avere una bella voce. «Devi saperla usare, devi modularla, bisogna usare il diaframma: tecniche proprie di un attore. E' necessario calarsi nel personaggio, respirare quando respira lui: in pratica devi incollare la tua voce al suo corpo. E non importa se non è perfetta: il doppiatore di Krusty dei Simpson, lo stesso di Eros in Pollon, ha fatto della sua "erre" moscia la sua specialità». Il suo "prestavoce" preferito è Massimo Corvo, il «Morpheus» di Matrix. E il suo sogno? «Doppiare il "cattivo" di una serie, con cui utilizzare tonalità della propria voce impossibili da tirare fuori con il "buono"». 
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Doppiatori: Isabella Pasanisi promuove 12 allievi dello Studio Enterprise

Doppiatori: Isabella Pasanisi promuove 12 allievi dello Studio Enterprise

GROSSETO – Prova “Charlie’s Angels” superata per 12 allievi dello Studio Enterprise, la scuola di doppiaggio e teatro diretta da Alessandro Serafini (a destra nella foto). I doppiatori maremmani hanno sostenuto un provino sotto lo sguardo attento di Isabella Pasanini (a sinistra nella foto), una delle voci più celebri del panorama nazionale e professionista di grande spessore avendo doppiato, nella sua lunga carriera, attrici del calibro di Demi Moore, Holly Hunter, Ellen Barkin, Melanie Griffith, Diane Lane, Andie MacDowell, Sharon Stone, Meg Ryan, Helen Hunt, Diane Keaton e tante altre. Alla fine dello stage che si è tenuto presso la scuola grossetana, Isabella Pasanisi ha promosso sul campo Antonella Margherito, Diego Andrea Giuliani, Esther Giuggioli, Simone Pescicelli e Teresa Oliveto che già si sono fatti conoscere a livello nazionale. Oltre a loro sono stati selezionati Mario Tosi, Chiara Faenzi, Francesca Cesareo, Ginestra Marcucci, Fabio Mattei, Francesco Niccolò Cuppone e Martina Cornacchia, doppiatori in attesa di chiamata per iniziare a lavorare.


Per tutti, in ogni caso, è stato un buon risultato aver superato la prova al cospetto di una delle regine del doppiaggio italiano. Al termine dei provini, Isabella Pasanisi si è congratulata con i ragazzi e con la scuola grossetana per il livello di professionalità mostrato. La doppiatrice è rimasta colpita dalla preparazione degli allievi e ha detto di aver trovato un gruppo di persone eccezionali, mosse da una grande passione per la professione, qualcosa di raro e prezioso.
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Quando le voci sono Epic

Quando le voci sono Epic


"I cartoni animati ti fanno sognare e aiutano i bambini a dare più fantasia alle cose", dice Maria Grazia Cucinotta. Doppiatrice con Lillo e Greg del nuovo lavoro animato di Chris Wedge

Adoro i cartoni animati perché vince sempre il buono". Così Maria Grazia Cucinotta alla presentazione di Epic - Il Mondo segreto, la nuova straordinaria avventura animata in 3D firmata dai creatori de L'era glaciale, in uscita il 23 maggio e distribuita da 20th Century Fox.Diretto da Chris Wedge, il film narra la lotta tra le forze del bene che vogliono mantenere in vita la foresta (i Leafmen) e le forze del male che vogliono distruggerla (i Bogani). "I cartoni hanno il dono di farti sognare, nella sala di doppiaggio ho pensato veramente di avere dei poteri magici", prosegue Maria Grazia Cucinotta che ha prestato la propria voce alla bella Regina Tara, la sovrana dei Leafmen e forza vitale della foresta, doppiata nella versione originale da Beyoncé Knowles."Non amo particolarmente il 3D ma questo film è veramente spettacolare: c'è Avatar e c'è la storia d'amore alla Walt Disney", dice il comico Lillo che insieme a Greg ha doppiato la stralunata coppia formata da una chiocciola e un lumacone pronti alla battaglia in difesa dell'ecosistema. "Sono appassionato d'animazione, tanto che provai anche a fare questo lavoro", aggiunge Lillo che ama i cartoni "perché viene sempre distinto il buono dal cattivo, mentre nella vita non è così" e che si è divertito molto a doppiare il lumacone un po' Casanova perché "sono stato libero di 'recitare' sopra le righe, senza sentirmi ridicolo. Gli eroi sono sempre i personaggi meno interessanti di qualsiasi storia, sono poco sfaccettati".Il film nella versione originale è doppiato da Colin Farrell, Amanda Seyfred, Josh Hutcherson, il premio Oscar Christoph Waltz, il rapper Pittbull e il leader degli Aerosmith Steven Tyler che canta la canzone-tema del film e dà la voce al bruco, qui doppiato dal cantante Francesco Di Giacomo."In Italia ci sono i più bravi doppiatori del mondo. E' un lavoro spesso tenuto nell'ombra e poco riconosciuto. Inoltre non è per niente facile, devi avere un buon direttore di doppiaggio come è successo a noi grazie a Massimo Giuliani", dice Maria Grazia Cucinotta, che al top dei suoi cartoni animati preferiti mette La bella e la bestia. Mentre il cartone animato preferito di Lillo è Il libro della giungla e Greg spazia tra Braccio di ferro, Betty Boop, Gli Aristogatti e "tutto Walt Disney anni settanta", odiando l'animazione giapponese."Epic è piaciuto moltissimo a mia figlia", dice la Cucinotta, che conclude: "I bambini ancora si devono rendere conto che nella realtà gli animali non parlano e neanche le piante, ma facciamoli sognare il più possibile!".
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Il doppiatore di Ryo Hazuki al lavoro su Shenmue 3?

Il doppiatore di Ryo Hazuki al lavoro su Shenmue 3?

Corey Marshall, storico doppiatore di Ryo Hazuki (il protagonista della saga di Shenmue) ha recentemente pubblicato sul suo profilo Facebook un paio di foto che lo ritraggono negli studi SEGA.

Nella prima si trova alle prese proprio nella cabina di doppiaggio, mentre nella seconda è alle prese con un cartonato promozionale di SEGA.
Non ci è ancora dato sapere il motivo per cui Corey era negli studi del colosso giapponese, ma tutto lascia presagire che questa volta Shenmue 3 può essere davvero vicinissimo nell'essere annunciato.
Non ci resta che incrociare le dita.
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Vietnam: verso isolamento con legge su traduzione simultanea tv straniere

Vietnam: verso isolamento con legge su traduzione simultanea tv straniere

Vietnam: verso isolamento con legge su traduzione simultanea tv straniere
Nuova stretta alla libera' d'informazione in Vietnam, paese che fa un passo avanti verso l'isolamento mediatico e che da tempo e' tristemente collocato da Reporter Senza Frontiere al 172esimo posto, su 179, nell'indice sulla liberta' di stampa. Nel paese del partito unico e' entrata ieri in vigore una norma che obbliga i canali stranieri - e di conseguenza le emittenti che ne trasmettono i programmi - a fornire la traduzione simultanea in lingua vietnamita di tutti i contenuti; un'operazione altamente costosa per le emittenti e difficile da attuare in tempi brevi, nonche' un pretesto per sospendere facilmente le trasmissioni che diffondono ''contenuti sensibili''. La prima ad adeguarsi alla nuova norma e' stata la televisione satellitare K+, una joint venture tra la francese Canal+ e la compagnia televisima di stato vietnamita, costretta ad interropere le trasmissioni ''per rispetto delle nuove normative del Ministero delle Comunicazioni'' - come ha fatto sapere ai suoi abbonati. L'emittente era solita trasmettere diversi programmi della Cnn e Bbc, la cui diffusione era gia' limitata a 30 minuiti giornalieri in modo da permettere alle autorita' governative di controllare i contenuti dei programmi in onda. Nello Stato in cui per legge e' vietata la presenza di organi di stampa privati, oggi l'unica televisione a trasmettere contenuti provenienti dal resto del mondo e' la Vtv, la televisione di Stato. 
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The voice: quella di Michelle Pfeiffer, di Madonna e di molte altre star

The voice: quella di Michelle Pfeiffer, di Madonna e di molte altre star
L’attrice e doppiatrice romana in scena alla Sala Umberto in E’ andata così, una commedia divertente, in alcuni momenti irresistibile, che racconta con un linguaggio moderno e molto attuale l’Italia di oggi, con l’ansia per un incerto futuro ed al contempo una giusta dose di leggerezza propria dell’incoscienza

Al telefono sembra di parlare davvero con Michelle Pfeiffer, eppure il numero ha il prefisso 06, quindi ovviamente siamo a Roma, e quella voce inconfondibile, è quella di Emanuela Rossi, doppiatrice (sorella di Massimo e Riccardo, anche loro doppiatori), attrice in questi giorni in scena alla Sala Umberto di Roma con la commedia E’ andata così, insieme con Francesco Pannofino.
Era inevitabile che Emanuela Rossi, con una famiglia come la sua, divenisse doppiatrice, anzi per meglio dire una fra le più brave doppiatrici italiane.
«Credo che fosse segnato nel libro della mia vita. Ho seguito da sempre, come in ogni cosa, mio fratello Massimo. Fin da bambina ero in sala doppiaggio e credevo che tutto quello fosse una vera e propria magia, quelle persone che parlavano in inglese e in un incanto le loro voci venivano fuori in italiano».
E’ un mestiere fantastico, però mi viene da dirle, che è bella come una star americana, tra l’altro ha anche la stessa voce, non l’hanno mai chiamata per un film ad Hollywood?
«No. In America, esattamente a Los Angeles, ci sono andata almeno 20 anni fa, forse anche 25. Sono partita con un gruppo di doppiatori capitanati da Emilio Cingoli, un grande professionista che fu la voce storica di John Wayne ed anche di Burt Lancaster. Lui era molto conosciuto in America (non c’erano tantissimi doppiatori allora), e dovevamo sperimentare il sistema del vhs. Prima il doppiaggio si faceva su pellicola, il film di divideva in scene che si chiamavano anelli dal nome dei contenitori della pellicola. Quella fu una grande innovazione, il doppiaggio in vhs. E poi diciamocelo francamente in America, ancora,  gli attori italiani, fanno solo gli italiani, o meglio gli emigrati tutti maccheroni e mandolino».
Delle grandi attrici americane ed inglesi da lei doppiate, quale ha conosciuto, e delle quali, non la esalta darle la propria voce?
 «Ho perso il conto delle attrici che ho doppiato, alcune neanche le ricordo più. Certo le star alle quali presto la mia voce come Michelle Pfeiffer, Emma Thompson, Madonna, sono artiste straordinarie. Vorrei aggiungere che mi auguro che lavorino sempre moltissimo, dal momento che le nostre carriere, in qualche modo, sono legate. La voce è uno strumento fantastico capace di evocare sensazioni, emozioni, ogni voce ha la sua particolare musicalità».
Ovviamente il teatro è un’altra grande passione. E’ a suo agio sul palcoscenico? Dove non solo la voce è in gioco?
«Confesso che il doppiaggio è molto bello, è affascinante ma a volte è anche un mestiere po’ frustrante. A teatro metti a frutto tutta la tua vena artistica e la tua fantasia. Sei tu attore che ti cuci addosso il tuo personaggio, quasi lo reinventi. C’è una espressività del corpo, del viso. In sala doppiaggio stai immobile di fronte ad un leggio, sei trattenuto e di fronte al microfono non devi muoverti per nulla, altrimenti la tua voce si sfalsa. Devi imprimere alla tua voce, le emozioni i sentimenti del personaggio che parlerà con il tuo tono, e nel contempo non devi scuotere nessun  muscolo. A teatro c’è l’impatto diretto con il pubblico, sei senza rete, ed ogni sera, ogni rappresentazione può essere una straordinaria incognita».
Insieme con Francesco Pannofino (anche suo marito nella vita ndr), quest’anno alla Sala Umberto con il testo dal titolo  E’ andata così. E’ una storia attuale?
«E’ la storia di una famiglia dei giorni nostri con le situazioni che vediamo e viviamo quotidianamente. La crisi, le tasse, il default che cadono come una mannaia sull’intera società e dove i nuclei familiari spesso ne pagano il prezzo più alto.. Non è soltanto un caduta economica, subentra anche lo spezzarsi dei rapporti, l’incomunicabilità con gli stessi figli. Diciamo che in questo testo E’ andata così in questo caso la famiglia stessa trova degli escamotage con i quali, i componenti di quel nucleo familiare approderanno ad un sospirato happy end. Il messaggio di questa commedia è quello di vedere la crisi come una opportunità di cambiamento, fors’anche di miglioramento dei rapporti interpersonali».
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Cinema/ Cucinotta, Lillo & Greg e Di Giacomo doppiatori di "Epic"

Cinema/ Cucinotta, Lillo & Greg e Di Giacomo doppiatori di "Epic"

La nuova avventura animata 3D di Wedge nelle sale dal 23 maggio

      TMNEWS
Roma, 7 mag. (TMNews) - Maria Grazia Cucinotta, i comici Lillo & Greg e il cantante Francesco Di Giacomo doppiatori d'eccezione di "Epic - Il mondo segreto", la nuova avventura animata in 3D distribuita da 20th Century Fox e in uscita nelle sale italiane il 23 maggio. Il film è diretto dal genio dell'animazione Chris Wedge e nella versione originale è doppiato da Beyoncé Knowles, Colin Farrell, Amanda Seyfried, Josh Hutcherson, il premio Oscar Christoph Waltz, il rapper Pittbull e il leader degli Aerosmith Steven Tyler.

Dopo avere dato vita a una delle serie d'animazione più amate, la quadrilogia de "L'era glaciale", Wedge e il suo team dei Blue Sky Studios in questo nuovo cartoon raggiungono nuove vette di realismo, azione e avventura. Sullo sfondo di un mondo fantastico mai visto prima, il film narra la battaglia tra le forze del bene, i Leafmen, che mantengono in vita il mondo naturale, e quelle del male intenzionate a distruggerlo, i Bogani. Quando l'adolescente Mary Katherine viene magicamente trasportata in questo universo, si unisce a un'élite di guerrieri che insieme a un gruppo di personaggi comici e travolgenti lotta per salvare il proprio mondo, e il nostro.

Cucinotta presta la propria voce alla Regina Tara, sovrana del popolo dei Leafmen e forza vitale della foresta, doppiata in originale da Beyoncé Knowles. Lillo & Greg sono Mub e Grub, una stralunata coppia formata da una chiocciola e una lumaca cui viene affidato il compito di vegliare sul Bozzolo destinato a diventare il futuro sovrano dei Leafmen e che si rivelerà decisiva nella battaglia in difesa dell'ecosistema. A Francesco Di Giacomo, invece, il compito di doppiare il saggio ma festaiolo bruco Nim Galuu (in originale ha la voce di Steven Tyler) e di cantare la canzone che fa da tema al film.
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GTA V: nel cast c'è anche Talon Beeson

GTA V: nel cast c'è anche Talon Beeson


Il sito IMDB è specializzato nel cinema, ma ogni tanto riesce ad avere qualche scoop riguardante il mondo dei videogiochi.
Qualche tempo fa, infatti, anticipò che Jeff Wincott (Sons of Anarchy, Unstoppable) avrebbe doppiato Casey in GTA V. Oggi lo stesso sito svela un nuovo componente del cast di doppiatori del gioco Rockstar: si tratta di Talon Beeson. Sfortunatamente Talon non è ricordato per nessun capolavoro, ma non vediamo l'ora di sentirlo all'opera in GTA V.
Ricordiamo che il gioco Rockstar sarà disponibile su PlayStation 3 ed Xbox 360 a partire dal 17 settembre.
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"Epic": featurette con i doppiatori originali

"Epic": featurette con i doppiatori originali

Il prossimo 23 maggio, uscirà in Italia Epic, il nuovo film d’animazione dei Blue Sky Studios, gli stessi creatori de L’Era Glaciale e Rio.
Epic è una fantastica avventura d’animazione che svela un mondo mai visto prima d’ora. Dai creatori de L’Era Glaciale e Rio, Epic racconta la storia dell’eterna lotta tra le forze del bene, che mantengono vivo il mondo naturale, e le forze del male, che vorrebbero distruggerlo. Quando una teenager si trova magicamente trasportata in questo universo nascosto, si unirà a un gruppo di guerrieri per salvare il loro mondo… e il nostro.
 Qui di seguito potete trovare una featurette con i doppiatori originali del film (tra il quali Colin Farrell, Beyoncé, Christoph Waltz) che parlano dei loro personaggi e della loro esperienza nel doppiare questo film.