In tribunale le traduzioni dal calabrese

In tribunale le traduzioni dal calabrese

Giuseppe Marcianò ricoverano nel centro clinico penitenziario delle Vallette di Torino

GIULIO GAVINO VENTIMIGLIA

Il dialetto calabrese è protagonista dell’udienza in programma questa mattina nell’ambito del procedimento «La Svolta», indagine in materia di associazione a delinquere di stampo mafioso che lo scorso dicembre aveva portato ad una raffica di arresti a Vallecrosia e Ventimiglia con avvisi di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex sindaco della città di confine Gaetano Scullino e l’ex direttore generale del Comune Marco Prestileo. Sono centinaia, infatti, le intercettazioni ambientali e telefoniche delle quali il collegio difensivo ha chiesto una «rilettura» peritale a fronte dell’utilizzo diffuso del dialetto calabrese da parte dei presunti affiliati alla 'ndrangheta. 
Gli esperti, «madrelingua» nominati dal giudice hanno depositato la maggior parte delle intercettazioni nei giorni scorsi. Impossibile conoscere la presenza di eventuali novità (o differenze) interpretative rispetto alle traduzioni fatte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Imperia che avevano condotto sul campo le indagini coordinati dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Genova Giovanni Arena. 

Il procedimento penale principale sulla ’ndrangheta nel Ponente è arrivato alle battute conclusive e potrebbe approdare prima dell’estate all’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Intanto, il presunto boss del «locale» di Ventimiglia-Vallecrosia, Giuseppe «Peppino» Marcianò, ultrasettantenne, in stato di detenzione, è stato trasferito da Genova e ricoverato nel centro clinico del carcere delle «Vallette» di Torino per motivi di salute.

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