The voice: quella di Michelle Pfeiffer, di Madonna e di molte altre star
The voice: quella di Michelle Pfeiffer, di Madonna e di molte altre star
L’attrice e doppiatrice romana in scena alla Sala Umberto in E’ andata così, una commedia divertente, in alcuni momenti irresistibile, che racconta con un linguaggio moderno e molto attuale l’Italia di oggi, con l’ansia per un incerto futuro ed al contempo una giusta dose di leggerezza propria dell’incoscienza
Al telefono sembra di parlare davvero con Michelle Pfeiffer, eppure il numero ha il prefisso 06, quindi ovviamente siamo a Roma, e quella voce inconfondibile, è quella di Emanuela Rossi, doppiatrice (sorella di Massimo e Riccardo, anche loro doppiatori), attrice in questi giorni in scena alla Sala Umberto di Roma con la commedia E’ andata così, insieme con Francesco Pannofino.
Era inevitabile che Emanuela Rossi, con una famiglia come la sua, divenisse doppiatrice, anzi per meglio dire una fra le più brave doppiatrici italiane.
«Credo che fosse segnato nel libro della mia vita. Ho seguito da sempre, come in ogni cosa, mio fratello Massimo. Fin da bambina ero in sala doppiaggio e credevo che tutto quello fosse una vera e propria magia, quelle persone che parlavano in inglese e in un incanto le loro voci venivano fuori in italiano».
E’ un mestiere fantastico, però mi viene da dirle, che è bella come una star americana, tra l’altro ha anche la stessa voce, non l’hanno mai chiamata per un film ad Hollywood?
«No. In America, esattamente a Los Angeles, ci sono andata almeno 20 anni fa, forse anche 25. Sono partita con un gruppo di doppiatori capitanati da Emilio Cingoli, un grande professionista che fu la voce storica di John Wayne ed anche di Burt Lancaster. Lui era molto conosciuto in America (non c’erano tantissimi doppiatori allora), e dovevamo sperimentare il sistema del vhs. Prima il doppiaggio si faceva su pellicola, il film di divideva in scene che si chiamavano anelli dal nome dei contenitori della pellicola. Quella fu una grande innovazione, il doppiaggio in vhs. E poi diciamocelo francamente in America, ancora, gli attori italiani, fanno solo gli italiani, o meglio gli emigrati tutti maccheroni e mandolino».
Delle grandi attrici americane ed inglesi da lei doppiate, quale ha conosciuto, e delle quali, non la esalta darle la propria voce?
«Ho perso il conto delle attrici che ho doppiato, alcune neanche le ricordo più. Certo le star alle quali presto la mia voce come Michelle Pfeiffer, Emma Thompson, Madonna, sono artiste straordinarie. Vorrei aggiungere che mi auguro che lavorino sempre moltissimo, dal momento che le nostre carriere, in qualche modo, sono legate. La voce è uno strumento fantastico capace di evocare sensazioni, emozioni, ogni voce ha la sua particolare musicalità».
Ovviamente il teatro è un’altra grande passione. E’ a suo agio sul palcoscenico? Dove non solo la voce è in gioco?
«Confesso che il doppiaggio è molto bello, è affascinante ma a volte è anche un mestiere po’ frustrante. A teatro metti a frutto tutta la tua vena artistica e la tua fantasia. Sei tu attore che ti cuci addosso il tuo personaggio, quasi lo reinventi. C’è una espressività del corpo, del viso. In sala doppiaggio stai immobile di fronte ad un leggio, sei trattenuto e di fronte al microfono non devi muoverti per nulla, altrimenti la tua voce si sfalsa. Devi imprimere alla tua voce, le emozioni i sentimenti del personaggio che parlerà con il tuo tono, e nel contempo non devi scuotere nessun muscolo. A teatro c’è l’impatto diretto con il pubblico, sei senza rete, ed ogni sera, ogni rappresentazione può essere una straordinaria incognita».
Insieme con Francesco Pannofino (anche suo marito nella vita ndr), quest’anno alla Sala Umberto con il testo dal titolo E’ andata così. E’ una storia attuale?
«E’ la storia di una famiglia dei giorni nostri con le situazioni che vediamo e viviamo quotidianamente. La crisi, le tasse, il default che cadono come una mannaia sull’intera società e dove i nuclei familiari spesso ne pagano il prezzo più alto.. Non è soltanto un caduta economica, subentra anche lo spezzarsi dei rapporti, l’incomunicabilità con gli stessi figli. Diciamo che in questo testo E’ andata così in questo caso la famiglia stessa trova degli escamotage con i quali, i componenti di quel nucleo familiare approderanno ad un sospirato happy end. Il messaggio di questa commedia è quello di vedere la crisi come una opportunità di cambiamento, fors’anche di miglioramento dei rapporti interpersonali».
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