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Caucasian Albanian

Caucasian Albanian Caucasian Albanian (Ałuanic girn e)

The Caucasian Albanian alphabet, which is also known as the Old Udi script, was used by the Caucasian Albanians, speakers of a northeast Caucasian language who lived in parts of what is now Azerbaijan and Daghestan. The alphabet was mentioned in some early sources, and was rediscovered in 1937 by Professor Ilia Abuladze in an Armenian language manuscript dating from the 15th century. The manuscript contained details of alphabets such as Armenian, Greek, Latin, Georgian, Coptic and Caucasian Albanian, which was referred to as "Ałuanic girn e", which means "Aghuanic alphabet/writing" in Armenian. Professor Abuladze believed the alphabet was based on the Georgian alphabet.
Further examples of the Caucasian alphabet were found in the 1940s and 1950s in the form of short inscriptions on a stone altar post, and on candlesticks, tiles and vessels. In 2003 a longer text on a palimpsest was found in St. Catherine's Monastery on Mount Sinai in Egypt.
Georgian scholars believe that King Pharnavaz I (ფარნავაზი) of Kartli (Iberia) created the Caucasian Albanian alphabet, probably in the late 4th or early 5th century AD, however Armenian scholars believe that Mesrop Mashtots' (Մեսրոպ Մաշտոց), an Armenian missionary, did so.
Udi, a northeast Caucasian language spoken in parts of Azerbaijan, Georgia and Armenia, is thought to be a descendant of the Caucasian Albanian language.
The name "Albania" is Latin for "mountaneous land" and the Caucasian Albanians were not related to the Albanians of Albania, nor were their languages related.

Caucasian Albanian alphabet


The Caucasian Albanian alphabet
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Doppiatori maremmani: Fabio Mattei debutta nel film “R.I.P.D.”

Doppiatori maremmani: Fabio Mattei debutta nel film “R.I.P.D.”

GROSSETO – Questa volta è toccato a Fabio Mattei (a destra nella foto), l’ultima voce, in ordine cronologico, uscita dallo Studio Enterprise per approdare al mondo del doppiaggio professionale. Un altro allievo della scuola diretta da Alessandro Serafini (a sinistra nella foto), compie un passo e un debutto importante, andando ad arricchire la nutrita pattuglia di coloro che, partendo da Grosseto, si sono ritagliati uno spazio nel panorama nazionale. Tra questi spiccano i nomi di Francesca Cesareo, Antonella Margherito, Teresa Oliveto, Diego Andrea Giuliani, Simone Pescicelli, Esther Giuggioli, oltre ovviamente alle giovanissime Giulia Meola e Chiara Lippi, tutti allievi dello Studio Enterprise che hanno debuttato a carattere nazionale.
In questo caso il doppiaggio del film di circuito della Uip, è stato effettuato presso la Dubbing Brothers di Roma, sotto la direzione di Fabrizio Pucci. “R.I.P.D. – Rest in Peace Departement – Poliziotti dall’aldilà” è un lungometraggio diretto da Robert Schwentke con protagonisti Jeff Bridge e Ryan Reynolds. La pellicola è tratta dall’omonimo fumetto ideato da Peter M. Lenkov e pubblicato dalla Dark Horse Comics. Il direttore del doppiaggio Fabrizio Pucci si è dichiarato molto soddisfatto della performance di Fabio Mattei, artigiano di 57 anni nella vita di tutti i giorni che si è dimostrato subito all’altezza della situazione, in virtù delle brillanti doti artistiche e dell’ottima preparazione professionale ricevuta presso lo Studio Enterprise.
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Maturita': traduttore Gatsby "sfida ardua, testo mille sfumature"

Maturita': traduttore Gatsby "sfida ardua, testo mille sfumature"
Per quanto sia un libro 'di moda' tra i giovani grazie al film che ne ha tratto Baz Luhrmann, la sfida rappresentata dal 'Grande Gatsby' per gli studenti dei licei linguistici chiamati a tradurlo e' stata ardua. Ne e' convinto Tommaso Pincio, scrittore e traduttore per Minimum Fax dell'opera di Scott Fitzgerald. "Il 'Grande Gatsby si porta dietro moltissimi riferimenti che oggi si sono perduti" dice all'Agi, "e' un testo che rappresenta una sfida anche per gli americani di oggi. Una lingua molto rotonda, molto precisa, molto carica di elementi di ogni tipo: colori, suoni che tornano nelle forme piu' varie. E' obiettivamente difficile da tradurre perche' le parole non sono mai messe a caso e non dicono mai solo quello che sembrano dire". Nonostante Fitzgerald rappresenti "una sfida per un traduttore con anni di esperienza alle spalle", il Grande Gatsby secondo Pincio "ha ancora molto da dire a un ragazzo di oggi perche' viviamo in un'epoca in cui si vivono le stesse contraddizioni e le stesse tematiche. Anche la distanza tra chi racconta e chi vive la vicenda e' una cosa della quale bisogna tenere conto. I giovani di oggi sono abituati al concetto di distanza incarnata dalla scrittura del Grande Gatsby. E lo stesso vale per l'importanza che viene data al denaro, come impossibilta' di realizzarsi n termini affettivi. Cose che magari nell'Italia degli anni '20 non erano sentite, ma che oggi sono quanto mai attuali". Il Grande Gatsby, ricorda Pincio, ebbe una storia molto particolare. La stessa celebre traduzione di Fernanda Pivano non fu la prima: quasi in contemporanea all'edizione americana usci' quella in italiano con il titolo di 'Gatsby il Magnifico'. "Pero' negli anni dell'uscita non fu un grandissimo successo: Fitzgerald ci contava moltissimo ed era convinto di aver scritto un libro importante, ma rimase deluso dalle vendite e quando mori' il libro era fuori catalogo". Il successo del libro venne negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quando era stato letto da decine di migliaia di soldati ai quali era stato dato 'in dotazione' dall'esercito. "La conseguenza fu che divenne un libro molto popolare nel ventennio dopo l'uscita e i grandi fan furono persone di quella generazione, tra cui J.D Salinger e Shultz, il 'padre' dei Peanuts".
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Lavoro intellettuale in Italia: la sfortuna di nascere traduttore

Lavoro intellettuale in Italia: la sfortuna di nascere traduttore

Scrittori fantasma: si pensa subito a chi scrive al posto di chi firma. Un esempio sempre attuale è quello di chi fa le tesi per studenti svogliati. Uno diceva fiero, proponendosi, ho già preso sei volte il massimo dei voti! In genere sono pagati abbastanza bene, e comunque il compenso è oggetto di una libera trattativa.
Altri scrittori fantasma sono quelli che scrivono i discorsi dei politici. Come il Nanni Moretti de Il portaborse, film che fece molto adirare i politici. I suoi servigi erano ben retribuiti: una spider in dono, l’aiutino per il trasferimento della fidanzata dalla sede disagiata: insomma, soldi e fringe benefits.
Poi ci sono i traduttori, “liberi professionisti” che prestano i loro servigi per le case editrici che acquistano libri di autori stranieri: talvolta si tratta di ottimi scrittori: famose le traduzioni di Pavese, di Natalia Ginzburg. Oggi penso a Pino Cacucci.
Talvolta neppure compariva il loro nome, e la loro opera era ed è retribuita un tanto a cartella, un po’ di più per quelli molto bravi, poco o pochissimo per gli altri. Eppure il loro ruolo è fondamentale: devono entrare nella pelle di un autore, lottare contro le barriere linguistiche e le peculiarità di una lingua, rendere non solo fedelmente il contenuto, ma anche il ritmo, i tic, le accelerazioni e le curve di un linguaggio, in una parole lo stile. E lo stile, dice Flaubert, è  tutto. Questo è molto più difficile che sapere una lingua, è un lavoro affine a quello del direttore d’orchestra. Il traduttore se ne sta lì nascosto dietro una siepe di parole altrui, da cui si affaccia raramente, con una minuscola bandierina su cui è scritto n.d.t., nota del traduttore, quasi sempre per spiegarsi, per giustificare una qualche impossibilità a rendere un gioco di parole, un oscuro proverbio croato, un concetto che da noi non c’è.
Occorre una miscela di dedizione, pignoleria, funambolismo e grande cultura: una traduttrice tra le più quotate, Ilide Carmignani, premio Cervantes per le traduzioni dallo spagnolo, insisteva a dirmi che lei non è una scrittrice, avendo tradotto settanta libri degli autori più diversi.
Come se Pollini pretendesse di non avere nulla a che fare con quelle esecuzioni dei notturni di Chopin. Sarà per questo che gli editori, impegnati a far quadrare i conti, pagano a cottimo questi scrittori e non riconoscono loro una percentuale sui diritti d’autore. E magati affidano le traduzioni a studenti  madrelingua  inesperti, come bastasse essere inglese per tradurre autori complessi.
In Italia, ottenuto il riconoscimento a una paternità o maternità adottiva del libro, non si ha però diritto a una percentuale, anche minima dei diritti d’autore, quel gratta e vinci che fa sperare in un bestseller. Non così all’estero: il traduttore inglese de Il nome della rosa, si rallegrava  del successo del libro nella sua villa in Costa Azzurra, acquistata grazie ai diritti.
Specialmente se  l’autore conosce la lingua in cui è tradotto, si crea con chi traduce una rapporto pieno di sfumature, e anche di ambivalenze, mai banale. Ci sono dinamiche relazionali da leggere con categorie psicologiche e psicoanalitiche, ma questo è un discorso che merita spazi di riflessione adeguati. L’autore che si fida del traduttore ha con lui o lei un rapporto di amicizia, di complicità e di non confessata dipendenza: Sepulveda non concepirebbe che a tradurlo fosse altri che Ilide Carmignani. Non conosco il tedesco, ma il rapporto lavorativo con Susanne van Volzmen ,la traduttrice di Viaggiare e non partire è stato comunque molto intenso, perché mi chiedeva conto di mille cose che davo per scontate, mostrandomi la cura che metteva nel suo lavoro. Alla fine ho voluto conoscerla e sono andato a Francoforte per invitarla a pranzo e mostrarle simbolicamente il mio apprezzamento.
La voce italiana di PennacYasmina Melaouah, viene pagata in parte di tasca sua da Pennac, scandalizzato dal fatto che non riceva una percentuale per quanto piccola dei diritti d’autore. Che  io sappia è un’eccezione, e qualcuno potrebbe obiettare che è giusto cercare di cambiare le cose per  tutti.
Parliamo dei diritti negati di poche persone. Ma questo rientra nel quadro più ampio della svalutazione del lavoro intellettuale : insegnanti, attori di teatro e tanti altri.
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Glagolitic alphabet

Glagolitic alphabet

Origin

The Glagolitic alphabet was invented during the 9th century by the missionaries St Cyril (827-869 AD) and St Methodius (826-885 AD) in order to translate the Bible and other religious works into the language of the Great Moravia region. They probably modelled Glagolitic on a cursive form of the Greek alphabet, and based their translations on a Slavic dialect of the Thessalonika area, which formed the basis of the literary standard known as Old Church Slavonic.
Old Church Slavonic was used as the liturgical language of the Russian Orthodox church between the 9th and 12th centuries. A more modern form of the language, known as Church Slavonic, appeared during the 14th century and is still used in the Russian Orthodox church.

Glagolitic alphabet

Glagolitic alphabet

Cursive version of the Glagolitic alphabet


Cursive version of the Glagolitic alphabet