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Il Giappone non conobbe il muto

Il Giappone non conobbe il muto

Quando nel mondo la pianola meccanica accompagnava i film muti, in Giappone il "benshi" prestava la voce ai divi del cinematografo. Un doppiaggio ante litteram. L'ultimo benshi, Ichiro Kataoka, famoso doppiatore per l'animazione e i video games giapponesi, sarà giovedì a Pordenone nell'ambito del Festival del cinema muto per raccontare The Blacksmith di Buster Keaton e Fukujuso, tratto dai Racconti dei fiori di Jiro Kawate del 1935.
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La Cina finanzia le traduzioni, ma solo quelle innocue

La Cina finanzia le traduzioni, ma solo quelle innocue

L’avvertimento è stato lanciato da un piccolo editore milanese. Con un testo sul portale culturale Doppiozero, poi ripreso da China Files, Andrea Berrini (di Metropoli d’Asia) ha segnalato infatti «proposte allettanti di provenienza cinese: contributi di traduzione, pubblicazione e marketing. All’apparato degli Istituti Confucio, presenti in tutto il mondo e già da tempo intenti a promuovere cultura cinese all’estero, si affiancano mucchietti di soldini gratis che favoriranno la diffusione della letteratura, contemporanea e classica, del Paese di Mezzo». Fin qui poco male, anzi: per dire, anche la Corea del Sud — per restare in ambito asiatico — finanzia la pubblicazione all’estero di suoi autori, linea benemerita che evita la prassi discutibile (a volte inevitabile) di tradurre in italiano traduzioni inglesi o francesi. Berrini però aggiunge: Pechino dà aiuti solo per autori che appartengono alle Associazioni degli scrittori affiliate al Partito comunista. Per chi ne è fuori, nulla. Se si vuole tradurre qualcuno, a prescindere dal valore letterario, non arrivano contributi. Per un’editoria in difficoltà, fa differenza.

ASSOCIAZIONI SCRITTORI Pechino propone e dispone. Berrini cita il caso della sua casa editrice, che in Italia pubblica autori di peso come Han Han o il coreano Kim Young-ha: «Abbiamo accettato volentieri un nome interessante della generazione di Yu Hua e Su Tong, per intenderci, bravo ma meno conosciuto. Poi abbiamo ribaltato la situazione: abbiamo fatto noi due nomi di autori» fuori dalle Associazioni degli scrittori. Risposta: niente da fare. In via riservata altre tre case editrici confermano al Corriere meccanismi analoghi. Il criterio è l’adesione al sistema (un po’ alla Mo Yan, Nobel 2012), non il rango estetico.

PICCOLI EDITORI La situazione ricorda quanto accade con gli Istituti Confucio, preziosi nella generale asfissia, ma appunto emanazione di Pechino: ogni iniziativa che tocchi temi sgraditi non è semplicemente contemplata. Ai colleghi il piccolo editore dunque chiede: che facciamo? La risposta per ora non è data e si immagina ardua. Più chiari sono i termini della questione proiettati sullo sfondo della seconda potenza mondiale: la Cina è legittimamente orgogliosa di sé, ma se si tratta di voci dissonanti resta goffamente timorosa.
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Spagna, Marica cambia nome sulla maglia a causa della traduzione…

Spagna, Marica cambia nome sulla maglia a causa della traduzione…


Ha del clamoroso la notizia che arriva dalla Spagna: un club della Liga comunica il cambio di nome di un calciatore a causa della traduzione del suo cognome in spagnolo.

Notizia clamorosa, ma anche umoristica, quella che arriva da Madrid, dove il terzo club della città, ossia il Getafe ha tesserato il calciatore romeno, ex Stoccarda e Schalke, Ciprian Marica: fin qui nulla di strano, se non fosse che la traduzione in iberico del suo cognome voglia dire “checca” e anche in senso dispregiativo.

Dunque per evitare conseguenze, il calciatore, d’accordo con la dirigenza spagnola, ha deciso di cambiare il nome esposto sulla maglietta, preferendo il suo nome di battesimo, ossia Ciprian, a differenza di come accaduto fin qui.
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Gli scienziati giapponesi inventano gli occhiali traduttore

Gli scienziati giapponesi inventano gli occhiali traduttore

La corporation giapponese NEC può festeggiare la creazione di un dispositivo di traduzione che non ha analoghi nel mondo.

Questo assomiglia a semplici occhiali, ma ha funzioni straordinarie, che permettono di trasformare le parole pronunciate in lingua straniera nella traduzione scritta che si proietta direttamente sulla retina dell'occhio.


Il dispositivo è dotato di un mini pc e un microfono e grazie alla tecnologie della proiezione del testo direttamente sulla retina dell'occhio lo si può usare per molte ore e gli occhi non si stancano.
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Il Tg La7 sbaglia a tradurre e si indigna, figuraccia per Mentana

Il Tg La7 sbaglia a tradurre e si indigna, figuraccia per Mentana

Durante il tg di ieri sera, Enrico Mentana ha presentato un servizio che accusava una pubblicità inglese: un'errata traduzione ci leggeva un'offesa agli italiani, ma non era così.

Il Tg La7 sbaglia a tradurre e si indigna, figuraccia per Mentana (VIDEO).

Il fattaccio si è consumato al Tg La7, al momento quello ritenuto più autorevole in tutta la penisola, meglio ancora dire quello che diretto dal personaggio con maggior spicco nell’ambito del giornalismo televisivo italiano: Enrico Mentana. Ieri sera, intorno alle 20.20, il conduttore dell’edizione serale del telegiornale introduce un servizio con tono greve, quasi risentito, dopo aver raccontato le varie sciagure che affliggono l’Italia in questo momento, affermando che in sostanza, spesso all’estero continuano a descriverci con toni estremi e che qualche volta avremmo anche il diritto di arrabbiarci. Non si sa di cosa si parli, ma è un lancio perfetto per il servizio, che critica uno spot MasterCard apparso su una pagina del International Herald Tribune, edizione europea del NY Times. Si vede una bottiglia di un vino italiano con su una scritta in corsivo: Not Having To Figure Out Italian For”I can’t pay you now, Priceless”. Secondo il giornalista del Tg che confeziona il servizio, o meglio secondo la sua contorto interpretazione, la tradizione della frase sarebbe la seguente:

Potere evitare di fare gli italiana per dire “Ora non posso pagare”, non ha prezzo
Il tono è indignato e la si interpreta, chiaramente, come un’offesa all’Italia, quella vessata anche dal pregiudizio dei tedeschi che ci rappresentano con una pistola sugli spaghetti, oppure paragonati alla Concordia. Tutto fila e si chiude con un sentito “Ma questa no, non ce la meritiamo”. Il problema, è che la traduzione non è corretta e che la frase non consiste in un’offesa all’Italia, tutt’altro, semplicemente l’ennesimo gioco di parole che uno degli slogan più celebri degli ultimi anni in termini di pubblicità, ha utilizzato per chiudere con il famoso “Tutto il resto c’è Mastercard”. Se nella redazione di La7, come molti su internet hanno detto, ci fosse stata una sola persona che parlasse bene l’inglese, avrebbe corretto l’esegesi erronea. Infatti, tradotta correttamente, la frase vuol dire: “Non doversi scervellare per riuscire a dire in italiano ‘non posso pagare ora’, non ha prezzo”. Che è ben diverso. Indubbiamente Mentana e tutti i suoi colleghi sono ora sotto l’occhio del ciclone per questa piccola grande gaffe. Stasera ci dobbiamo aspettare delle scuse da parte del direttore?

Il direttore Enrico Mentana e il giornalista autore del servizio hanno presentato le proprie scuse con altro servizio, nel quale è stata ripercorsa l’eziologia dell’errore commesso. In chiusura, Mentana ha ironicamente rassicurato i telespettatori: “Non preoccupatevi, il giornalista è ancora vivo”.