Attraverso lo schermo e quel che porta al doppiaggio
Attraverso lo schermo e quel che porta al doppiaggio
Vi siete mai chiesti come funzioni davvero il doppiaggio delle vostre serie TV preferite? Sicuramente vi sarete chiesti “perché ‘sti ignoranti hanno tradotto così quella battuta? Era così divertente in originale…” Anch’io.
L’argomento nasce dalla mia esperienza personale: sono a metà di un Master di sottotitolaggio e di adattamento al doppiaggio e in questi pochi mesi ho imparato delle cose che forse vi faranno ridere o vi innervosiranno, ma che mi piacerebbe farvi conoscere. Questo, però, non è un articolo che vuole farvi per forza cambiare idea sulla visione di questo lavoro, bensì vuole invitare tutti voi a riflettere sul perché certe cose sono come sono. E magari, chissà, la prossima volta che vedrete un telefilm in italiano penserete a quello che sto per dirvi.
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SOTTOTITOLI E ADATTAMENTO: come Winterfell e King’s Landing
Non potrebbero essere più lontani. Spesso si è quasi portati a pensare che l’uno sia la base dell’altro, ma così non è: il sottotitolo ha delle limitazioni dovute allo spazio “rubato” alle immagini, entra in gioco la dualità della parola scritta e di quella ascoltata ma, in generale, il sottotitolo è libero di esprimere gli stessi concetti che contemporaneamente vengono sentiti e visti sullo schermo. Quindi se il personaggio X dice “fuck“, quello dirà il sottotitolo tradotto. La prima cosa a cui un sottotitolatore deve prestare attenzione è agevolare il più possibile lo spettatore: se il personaggio di turno è impegnato in un flusso di coscienza infinito, lo spettatore deve essere comunque in grado di leggere e capire senza impazzire. L’unico modo possibile è adattare la traduzione: capirne il senso profondo e riportarla nei sottotitoli secondo quello che il personaggio intende, ma non necessariamente dice. In tutto questo, però, si deve sempre stare attenti a non esagerare, a non anteporre la propria personalità al prodotto, al personaggio e soprattutto ai concetti espressi.
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Infine vorrei parlare en passant della censura massiccia operata spesso ai danni del telefilm stesso. Su questo gli adattatori non hanno potere né diritto di parola, nella stessa maniera in cui un operaio o un impiegato non ha la libertà di fare quello che gli pare e deve rispettare determinate regole dell’azienda. La censura più grave è l’omissione assoluta di un concetto o la sua manomissione (la battuta di HIMYM su Berlusconi, anyone?), ma ci sono anche censure minori che però risultano assolutamente fuori di testa: in alcuni casi, tutti i riferimenti religiosi vengono eliminati. E per tutti intendo anche gli “Oh my God” e affini. Nonsense, puro nonsense.
Come in tutte le professioni, ci sono pro e contro per ogni cosa, ma posso assicurarvi che, una volta capito come funziona e quanto lavoro c’è dietro una serie TV che esce a sole due settimane dopo la release americana, si iniziano a vedere le cose da un’altra prospettiva. Non necessariamente migliore, ma sicuramente diversa. Come detto all’inizio, spero di aver stimolato la vostra curiosità e il dialogo su questo argomento e vi invito a commentare, condividendo l’idea che avete voi del doppiaggio italiano.
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