I traduttori sono donne e guadagnano meno di 15mila euro l’anno

I traduttori sono donne e guadagnano meno di 15 mila euro l’anno

Dalla parte dei traduttori” il rapporto di IRES presenta il profilo tipo del traduttore editoriale.

di Mariacristina Monaco



È stato presentato a Roma, lo scorso venerdì 6 dicembre, il rapporto IRES Emilia Romagna (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) “Dalla parte dei traduttori”, in occasione di un convengo organizzato da Strade, il sindacato nazionale dei traduttori editoriali. La ricerca, voluta da Sic-Cgil, riporta un quadro il cui dato più importante è la forte preminenza femminile. Infatti ben l’81,5% dei traduttori editoriali è donna, molto spesso anche giovane, dato che il 55,5% del totale ha un’età compresa dai 25 ai 39 anni.

I traduttori che svolgono il proprio lavoro da casa, sono quasi tutti italiani (95,3%), e hanno per il 91,4% dei casi un titolo di studio pari o superiore alla laurea, un dato che si scontra con il 18,7% dello scenario lavorativo nazionale. Eppure il panorama delineato dalla ricerca non è per niente roseo dal punto dei vista dei guadagni. Infatti il 59,3% dei traduttori guadagna meno di 15mila euro annui lordi, e il 16%, addirittura, dichiara di guadagnare meno di 5mila euro.

Ad essere penalizzate sono soprattutto le donne: tra coloro che percepiscono meno di 15mila euro l’anno, ben il 64,4% è donna, contro il 36,7%. Gli under 25, invece, arrivano al 68%.

Inoltre il lavoro di traduttore editoriale, non permette quasi mai un lavoro stabile: a fronte di un 5,2% che ha un contratto dipendente, ben il 32,5% guadagna tramite la cessazione dei diritti d’autore, il 26% con collaborazioni occasionali, il 13,5% con contratti a progetto ed infine l’11,9% ha la partita iva.

Il quadro delineato così è quello di un mondo di giovani (soprattutto donne) con un lavoro precario e poca fiducia nel futuro. Il 90% dei traduttori editoriali, infatti, deve integrare con un secondo lavoro, il 18,6% ha dichiarato di svolgere lavoretti in nero e l’84% non crede ci sia una concreta prospettiva di carriera.


Inoltre, ben il 76,6% degli intervistati dichiara di aver superato le 40 ore settimanali stabilite per legge, dato che molto spesso, il lavoro di traduzione prevede ritmi serrati e scadenze fissate e difficilmente prorogabili. 

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