Come traduttrice “mi interessa vedere come il testo comincia a suonare in russo”
Come traduttrice “mi interessa vedere come il testo comincia a suonare in russo”
Oksana Liskovaja
Ogni popolo ha la propria percezione della lingua. Accade che interi strati del lessico potrebbero essere presenti in una lingua e mancare nell'altra. Per questo al traduttore è affidato un compito molto difficile. Trovare il modo e dare vita agli elementi mancati, conservando lo stile e l'energia dell’originale, -ha raccontato Anna Fedorova a “La Voce della Russia”, traduttrice, vincitrice del concorso internazionale “Premiere” tra i giovani drammaturghi, due volte finalista del Premio italo-russo “Raduga” per le traduzioni letterarie. Tra gli autori da lei tradotti vanno menzionati Luigi Malerba, Luciana Littizzetto, Franco Arminio, Emmanuele Tonon, Dacia Maraini ed altri.
- E' facile tradurre la letteratura italiana?
- Non direi. Nella letteratura italiana più di tutto mi attira la melodia della sua lingua. L'erotismo della lingua, la sua sensualità eccezionale. La sensualità che le appartiene e che si disvela praticamente in ogni opera d'arte. Trasferire queste sensazioni in russo è difficile, ma molto avvincente.
- Il traduttore si separa dall'autore, guarda il testo da lontano, lo valuta?
- Traducendo diversi autori, vivi diverse vite, fai entrare l'autore ed i suoi personaggi nella tua vita, arricchendoti, sviluppando la tua personalità. La traduzione letteraria èl'immedesimarsi in un testo estraneo, è compenetrazione nell'autore, è la creazione dell'opera d'arte nella lingua del traduttore.
Per me la traduzione è prima di tutto la gioia del processo di co-creazione con l'autore tradotto. Soprattutto quando riesci a conservare la pulsazione del testo, quando il testo russo suscita le stesse emozioni di quelle suscitate nei lettori del testo originario. Ma quando porti il libro su un altro terreno culturale alcuni fili si strappano, semplicemente perché i lettori russi sono educati ad altri libri, altre fiabe ... e nella loro mente non nascono le stesse allusioni e sensazioni che hanno i lettori del testo originale. L’importante è non dimenticare che la traduzione deve diventare parte della letteratura di provenienza del lettore che leggerà la traduzione così come leggere gli stessi scrittori russi.
- Secondo lei, che cosa distingue la letteratura italiana dalle altre letterature del mondo?
Io non percepisco la letteratura come un processo, la percepisco tramite la lingua, nel suo divenire. Dal punto di visto linguistico, la molteplicità straordinaria delle melodie è insita nella “Divina Commedia” di Dante Alighieri. E' un testo brioso, florido, con molte sfumature linguistiche e questo testo adesso fa parte della cultura russa grazie alla traduzione di Michail Losinskij. Altro esempio è il “Decameron” di Giovanni Boccaccio, un libro meraviglioso che porta la propria energia positiva nei secoli. In esso è posta l'aspirazione alla libertà, l'apertura verso il nuovo, l'ampliamento degli orizzonti e questi tratti appartengono non solo a quel libro, ma a tutta la cultura italiana nel suo insieme. La cultura teatrale dell'Italia ci ha regalato la commedia dell'arte, il teatro di Galdoni e Gozzi, Pirandello e Dario Fo. Inoltre il futurismo e l’ insolita figura di Aldo Palazzeschi.
- Chi ha tradotto in modo più interessante in russo gli autori italiani?
La traduzione poetica dall'italiano per me è prima di tutto il mio maestro Evgenij Solonovič, professore di traduzione letteraria dell'Istituto Universitario di Letteratura “Maksim Gorkij”. Molti traducono le poesie, ma non tutti fanno nascere la Poesia. Da Solonovič nasce poesia meravigliosa, una poesia italiana in lingua russa. Ha tradotto i sonetti di Petrarca, Dante, la poesia di Lorenzo de Medici, Ludovico Ariosto, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Giuseppe Gioachino Belli e molti altri poeti e anche la prosa... Tra i traduttori della narrativa stimo tanto Ghennadij Kiselev. Leggendo le proprie traduzioni studio, scopro nuove possibilità di ricreazione del testo. Grazie a Elena Kostjukovič tutta la Russia si è immersa nella lettura dei romanzi di Umberto Eco. La prosa di Pier Paolo Pasolini è stata tradotta molto bene da Natalia Stavrovskaja e Irina Zaslavskaja.
- Quali le novità letterarie italiane più interessanti che giungono in Russia?
- Attualmente si traduce molta narrativa italiana. Posto notevole lo occupano Umberto Eco, Niccolò Ammaniti, Roberto Saviano. La rivista “Inostrannaja Letteratura” (Letteratura Straniera) pubblica regolarmente scrittori italiani, facendo conoscere lettori di generi diversi, inoltre dedica numeri completi solo alla letteratura italiana, per esempio, nell'ultima edizione “italiana” è stata rappresentata la raccolta dei racconti del “noir” femminile, la poesia e la prosa di Maria Luisa Spaziani tradotte da Anna Jampolskaja.
- Quali rapporti hanno i lettori italiani con la Russia? Conoscono qualcosa della letteratura russa?
- Certo. C'è interesse, in Italia, per la letteratura russa, tuttavia il lettore di massa conosce solo quella classica peraltro molto diffusa: Gogol, Tolstoj, Chekhov, Dostojevskij, Bulgakov, cioè la comprensione della letteratura russa tra gli italiani è molto condizionata, la letteratura moderna per loro è un completo di miti e stereotipi, nonostante esistano buone traduzioni non solo della classica, ma anche di scrittori contemporanei come Solgenitsin, Dovlatov, Pelevin, Sorokin, Grishkovets.
La casa editrice Adelfi ha arricchito la cultura italiana, pubblicando molti notevoli testi russi, incluse le opere filosofiche di padre Pavel Florenskij, i saggi di Lidija Čukovskaja, la prosa di Navokov, Brodskij, Gogol, Aksakov, Pushkin, Lermontov, Platonov, Rosanov, Šalamov e infine l'arciprete Avvakum.
La traduttrice Anna Fedorova collabora con diverse case editrice e, dopo esser diventata parte dei circoli intellettuali di entrambi Paesi, cerca di far conoscere al maggior numero di lettori gli scrittori italiani in Russia e gli autori russi in Italia.
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