Doppiaggio sì, doppiaggio no - Speciale
Doppiaggio sì, doppiaggio no - Speciale
Se ne parla da anni, con sempre
maggiore insistenza, su forum e gruppi di discussione della rete, su Facebook.
È un argomento spinoso ma pieno di spunti interessanti, che sta facendo parlare
di sé anche oggi stesso, a fronte dell'ottimo risultato di pubblico degli
ultimi esperimenti in merito alle proiezioni in lingua originale di film di
grande richiamo, come Django Unchained e Lincoln.
L'Italia vanta uno storico,
grandioso, primato sul doppiaggio e praticamente tutto quello che proviene dal
mercato estero, da sempre, è stato adattato e doppiato, sia per la tv, che per
il cinema che addirittura per l'home video. Laddove, in molti paesi, si è
optato spesso e volentieri per la
sottotitolazione laddove non si
parlava di “blockbusteroni”. È una vera e propria tradizione, quella del
doppiaggio italiano, che ha dato vita a versioni veramente fenomenali, con voci
indimenticabili. Negli ultimi anni, però, con la diffusione di DVD, Blu-Ray e
pay-tv, e il mai domo fenomeno della pirateria, il pubblico ha cominciato a
visionare spettacoli in lingua originale, prendendo coscienza -anche
sommariamente- di pregi e difetti del doppiaggio.
Oltretutto, nonostante la
tendenza ad ammassare la gente nei multisala, alcuni cinema e sale (non solo
d'essai) hanno cominciato a proporre spettacoli in lingua originale. E non
stiamo parlando di “mattoni” bulgari o indocinesi, ma di film di grande
richiamo. Nel 2012, ad esempio, sono circolate, nelle grandi città, diverse
copie de Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno e di The Amazing Spider-Man, solo per
fare un esempio. E la notizia del giorno è stata l'ottima media sala che ha
registrato Django Unchainednegli spettacoli in inglese, dunque ci è parso
giusto aprire un dibattito in proposito, senza pretese assolutistiche, ma solo
mettendo sul tavolo vari elementi, che ci interessa discutere con voi lettori.
Innanzitutto c'è da dire che
spesso si confonde il doppiaggio con l'adattamento, che sono due facce della
stessa medaglia e non sempre sono portate avanti dalle stesse figure. In molti
casi il direttore del doppiaggio adatta anche i testi in lingua italiana
(dovendo non solo tradurli bene, ma renderli anche scorrevoli rispetto al
labiale), ma non sempre è così. E può capitare che le voci siano azzeccatissime,
ma non altrettanto azzeccate si rivelino le scelte di adattamento. Capita
spesso di leggere critiche al doppiaggio perché “la traduzione non c'entra
niente!” quando in realtà si tratta di un errore (o semplicemente una scelta)
di adattamento. Adattare un testo da un'altra lingua non è mai un'operazione
semplice, a meno che non si traduca un libro di ricette o un manuale di
istruzioni. Nelle opere di fiction c'è spesso un vero e proprio mondo dietro,
fatto anche di suggestioni legate all'uso delle parole e dei suoni. E se già
non è facile da rendere un testo stampato, doppiamente più difficile lo è
quando questo deve essere recitato con un labiale abbastanza corrispondente.
Particolarmente difficile è la resa di battute e giochi di parole, e potremmo fare
miriadi di esempi. Alle volte si riesce a bypassare con arguzia (vedasi nei
film di Mel Brooks), altre con adattamenti più o meno riusciti (Ritorno al
futuro), altre ancora si perde parecchio (“I'll be back” che diventa “Aspetto
fuori” di Terminator). In certi casi si è costretti a rimaneggiare fortemente
il lavoro originale, vedasi la scena del cinema di Bastardi senza gloria. Se
qualcuna di queste battute ce la siamo portata dietro per una vita, di
qualcun'altra avremmo fatto volentieri a meno. Ma sta di fatto che, una volta
che si vuole tradurre un film in italiano, di scelte da fare ce ne sono
molteplici, e spesso difficili oppure obbligate. Ad esempio, i film di Harry
Potter portavano con sé sullo schermo i nomi del (pessimo) adattamento italiano
della saga cartacea.
A questo, naturalmente, si
aggiunge la questione delle voci. Chiaramente, si cerca sempre di assegnare ad
ogni attore/personaggio un doppiatore non solo capace, ma corrispondente. Alle
volte il risultato è sorprendente. Avete mai fatto un confronto tra una puntata
de I Simpson in italiano e la controparte americana? Quando però un doppiatore
storico, per una qualche ragione, viene a mancare (è successo recentemente
proprio ne I Simpson, o con il personaggio di Gandalf de Il Signore degli
Anelli/Lo Hobbit) il pubblico, abituato a una certa voce, non riesce a colmare
il gap e sente fin troppo lo stacco, anche se il sostituto è di livello. Per
non parlare delle volte in cui il doppiatore, col personaggio sullo schermo,
non ha molto a che vedere. È capitato, ad esempio, nel doppiaggio dei film di
Dragon Ball Z per l'home video, dove l'altrimenti ottimo Andrea Ward era
palesemente fuori personaggio rispetto all'originale, perfettamente
interpretato invece dal compianto Paolo Torrisi. Ma è anche una questione di
interpretazione: molto si è discusso, ad esempio, sulla voce di Filippo Timi
sul personaggio di Bane, così come ora fa discutere la performance di
Pierfrancesco Favino in Lincoln.
Noi italiani ci siamo sempre
vantati di avere i migliori doppiatori al mondo, al pari dei giapponesi, ma è
indubbio che quando tocca fare lavori al risparmio (e di questi tempi
“risparmio” è la parola d'ordine) gli abbassamenti di qualità sono tangibili.
Con le dovute eccezioni, è chiaro. Ma a volte è fastidioso anche solo il
personaggio "famoso" in una parte solo per avere il nome di richiamo
nel cartone animato o nel documentario.
Ultimamente, si diceva all'inizio
dell'articolo, anche il pubblico generalista ha cominciato ad abituarsi a
seguire i film in lingua originale: e certamente è, questo, un modo per
cogliere ogni sfumatura dell'interpretazione di un attore e non solo la sua
gestualità, interpretata -con tutta la maestria possibile- dal proprio
doppiatore, magari quello 'storico'.
Vedere e ascoltare un film in
lingua originale è un'esperienza che arricchisce sicuramente, e implica una
mediazione minore rispetto alla stessa opera doppiata, oltre che un ottimo
esercizio per la mente e le proprie conoscenze linguistiche. Eppure presenta
degli inconvenienti essa stessa; a meno di non essere particolarmente ferrati
nell'idioma di riferimento, l'opera verrà fruita tramite sottotitoli. Che,
naturalmente, non è detto siano comunque accurati. Anche nei sub dei Blu-Ray ci
è capitato di riscontrare degli errori, è naturale. Per non parlare degli ormai
tragicomicamente famosi sottotitoli del fan-sub, a volte dettati dalla smania
di partecipazione più che dalla conoscenza (anche minima) della lingua
originale e di quella d'arrivo, con svarioni da antologia ormai passati alla
storia dell'internet.
Inoltre, è vero che si recupera
il tono di voce originale dell'attore, ma si perde parte della gestualità e
dell'azione su schermo, dovendo porre una certa attenzione ai sottotitoli oltre
a quello che accade su schermo; il tutto è meno immediato. E, chiaramente, chi
ha semplici velleità di intrattenimento non è intenzionato a complicarsi la
vita, ma desidera uno spettacolo immediatamente gratificante. Del resto,
costringereste vostra nonna (o anche solo i vostri genitori) a visionare un
film con Paul Newman in inglese perché “in originale è meglio”? Potremmo poi
ironicamente aggiungere che Robert Pattinson, in italiano, è più sopportabile!
Scherzi a parte: Les Misérables
uscirà nelle sale italiane con la colonna sonora originale, ad eccezione di
poche frasi parlate (ma essendo un musical, è un discorso diverso) e i
risultati delle proiezioni in lingua originale, una volta ben poco
incoraggianti, risalgono la china e potrebbero ispirare le major a distribuire
più copie dotate solo di sottotitoli. Con l'avvento del digitale, questo
renderebbe le cose ancor più semplici per loro, abbattendo inoltre i costi per
quelle opere di nicchia per le quali il doppiaggio sarebbe un onere da
sostenere non di poco conto. Continueremo sicuramente ad avere i supereroi
doppiati. Ma in questo modo, magari, non dovremmo aspettare anni per gustarci,
in una sala con tutti i crismi e in modo perfettamente legale, film come Hunger
o Blue Valentine.