Costano troppo: il ministero degli Esteri taglia le traduzioni in italiano dei vertici internazionali

Costano troppo: il ministero degli Esteri taglia le traduzioni in italiano dei vertici internazionali



A partire dal prossimo luglio, in almeno un terzo degli incontri, politici, funzionari e tecnici avranno facoltà di parlare la lingua italiana, ma dovranno ascoltare quella degli altri Paesi europei nel loro idioma.

Pochi soldi in cassa, bisogna tagliare: per questo il ministero degli Esteri ha dato disposizione di ridurre il numero delle riunioni comunitarie in cui i nostri delegati potranno contare al 100 per cento sul lavoro degli interpreti. A partire dal prossimo luglio, in almeno un terzo degli incontri, politici, funzionari e tecnici ministeriali avranno facoltà di parlare la lingua italiana, ma dovranno ascoltare quella degli altri Paesi europei nel loro idioma.

Il meccanismo in Europa, dove le lingue ufficiali sono 23, prevede che il processo decisionale sia fondato sull'attività di quasi 160 entità di lavoro: si va dal Consiglio dei ministri ai comitati tecnici attivi nella fase legislativa. Sulla carta tutti hanno diritto di esprimersi a Bruxelles come a casa. Però a determinate condizioni.

Poco meno di una decina di anni fa, sempre per ragioni di austerità, i governi hanno stabilito che l'interpretariato non sarebbe stato più integralmente a carico delle casse Ue. Sino a una certa soglia (2,4 milioni) il segretariato del Consiglio avrebbe garantito la spesa. Oltre, si sarebbe proceduto secondo il sistema “richiedi & paga”, con responsabilità finanziaria delle capitali da decidere caso per caso. In pratica, finita la quota europea, ognuno avrebbe stabilito se concedersi la traduzione simultanea oppure no.

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