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Spagna, Marica cambia nome sulla maglia a causa della traduzione…

Spagna, Marica cambia nome sulla maglia a causa della traduzione…


Ha del clamoroso la notizia che arriva dalla Spagna: un club della Liga comunica il cambio di nome di un calciatore a causa della traduzione del suo cognome in spagnolo.

Notizia clamorosa, ma anche umoristica, quella che arriva da Madrid, dove il terzo club della città, ossia il Getafe ha tesserato il calciatore romeno, ex Stoccarda e Schalke, Ciprian Marica: fin qui nulla di strano, se non fosse che la traduzione in iberico del suo cognome voglia dire “checca” e anche in senso dispregiativo.

Dunque per evitare conseguenze, il calciatore, d’accordo con la dirigenza spagnola, ha deciso di cambiare il nome esposto sulla maglietta, preferendo il suo nome di battesimo, ossia Ciprian, a differenza di come accaduto fin qui.
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Gli scienziati giapponesi inventano gli occhiali traduttore

Gli scienziati giapponesi inventano gli occhiali traduttore

La corporation giapponese NEC può festeggiare la creazione di un dispositivo di traduzione che non ha analoghi nel mondo.

Questo assomiglia a semplici occhiali, ma ha funzioni straordinarie, che permettono di trasformare le parole pronunciate in lingua straniera nella traduzione scritta che si proietta direttamente sulla retina dell'occhio.


Il dispositivo è dotato di un mini pc e un microfono e grazie alla tecnologie della proiezione del testo direttamente sulla retina dell'occhio lo si può usare per molte ore e gli occhi non si stancano.
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Il Tg La7 sbaglia a tradurre e si indigna, figuraccia per Mentana

Il Tg La7 sbaglia a tradurre e si indigna, figuraccia per Mentana

Durante il tg di ieri sera, Enrico Mentana ha presentato un servizio che accusava una pubblicità inglese: un'errata traduzione ci leggeva un'offesa agli italiani, ma non era così.

Il Tg La7 sbaglia a tradurre e si indigna, figuraccia per Mentana (VIDEO).

Il fattaccio si è consumato al Tg La7, al momento quello ritenuto più autorevole in tutta la penisola, meglio ancora dire quello che diretto dal personaggio con maggior spicco nell’ambito del giornalismo televisivo italiano: Enrico Mentana. Ieri sera, intorno alle 20.20, il conduttore dell’edizione serale del telegiornale introduce un servizio con tono greve, quasi risentito, dopo aver raccontato le varie sciagure che affliggono l’Italia in questo momento, affermando che in sostanza, spesso all’estero continuano a descriverci con toni estremi e che qualche volta avremmo anche il diritto di arrabbiarci. Non si sa di cosa si parli, ma è un lancio perfetto per il servizio, che critica uno spot MasterCard apparso su una pagina del International Herald Tribune, edizione europea del NY Times. Si vede una bottiglia di un vino italiano con su una scritta in corsivo: Not Having To Figure Out Italian For”I can’t pay you now, Priceless”. Secondo il giornalista del Tg che confeziona il servizio, o meglio secondo la sua contorto interpretazione, la tradizione della frase sarebbe la seguente:

Potere evitare di fare gli italiana per dire “Ora non posso pagare”, non ha prezzo
Il tono è indignato e la si interpreta, chiaramente, come un’offesa all’Italia, quella vessata anche dal pregiudizio dei tedeschi che ci rappresentano con una pistola sugli spaghetti, oppure paragonati alla Concordia. Tutto fila e si chiude con un sentito “Ma questa no, non ce la meritiamo”. Il problema, è che la traduzione non è corretta e che la frase non consiste in un’offesa all’Italia, tutt’altro, semplicemente l’ennesimo gioco di parole che uno degli slogan più celebri degli ultimi anni in termini di pubblicità, ha utilizzato per chiudere con il famoso “Tutto il resto c’è Mastercard”. Se nella redazione di La7, come molti su internet hanno detto, ci fosse stata una sola persona che parlasse bene l’inglese, avrebbe corretto l’esegesi erronea. Infatti, tradotta correttamente, la frase vuol dire: “Non doversi scervellare per riuscire a dire in italiano ‘non posso pagare ora’, non ha prezzo”. Che è ben diverso. Indubbiamente Mentana e tutti i suoi colleghi sono ora sotto l’occhio del ciclone per questa piccola grande gaffe. Stasera ci dobbiamo aspettare delle scuse da parte del direttore?

Il direttore Enrico Mentana e il giornalista autore del servizio hanno presentato le proprie scuse con altro servizio, nel quale è stata ripercorsa l’eziologia dell’errore commesso. In chiusura, Mentana ha ironicamente rassicurato i telespettatori: “Non preoccupatevi, il giornalista è ancora vivo”.
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Le lingue salvate dai bit

Poteva sembrare un esempio illustrativo: Amit Singhal, senior vice president di Google, aveva raccontato a un giornalista di Slate che Star Trek era una fonte d'ispirazione nei progetti di ricerca dell'azienda californiana. Le intuizioni del telefilm di fantascienza hanno plasmato l'immaginario di generazioni. E hanno alimentato idee come il traduttore universale che abilita discussioni in qualsiasi lingua e in tempo reale. 
È una frontiera che non sembra così distante. Anzi. Già Peter Norvig, director of research di Google, aveva dimostrato che le metodologie analitiche rese accessibili attraverso le infrastrutture informatiche del colosso hi-tech erano in grado di elaborare traduzioni veloci e affidabili. L'impegno dei data scientist è stato decisivo nei progressi raggiunti.

Franz Josef Och guida il team di Google dedicato alla machine translation: ha dichiarato in una recente intervista con Der Spiegel di avere ottenuto un "salto quantistico". A fare la differenza ha contribuito anche il web con il suo immenso archivio di documenti che permettono agli algoritmi di apprendere e migliorare. Sono 60-70 le lingue che Google Traduttore può convertire nella sua pagina online oppure attraverso app. È un frammento dei territori esplorati dai data scientist del gigante di Mountain View accanto agli algoritmi di deep learning delle reti neurali sviluppati da Geoffrey Hinton e alle indagini sull'intelligenza artificiale di Ray Kurzweil.

Non resta un traguardo racchiuso tra le mura dei laboratori di ricerca. Sui dispositivi mobili sono già accessibili molte applicazioni software come Vocre e Jibbigo per traduzioni vocali di brevi frasi: è sufficiente parlare nella propria lingua e ascoltare successivamente la pronuncia in un altro idioma. Word Lens converte in tempo reale un testo visualizzato dalla fotocamera di uno smartphone o di un tablet. Sono app utilizzate per esempio durante viaggi all'estero e dai turisti. Duolingo invece ha coinvolto una vasta community dedicata all'apprendimento mediante le traduzioni dai siti web e i suggerimenti di altri iscritti più esperti.

Ethnologue ha censito 7.105 lingue vive: 906 risultano in via di estinzione e 1.481 sono in difficoltà. Tutte fanno parte dell'enorme "language cloud" dell'umanità che abbraccia migliaia di visioni del mondo condensate in parole. Da quando la rete internet è stata aperta ai cittadini ha viaggiato di pari passo con la globalizzazione. Nei primi anni Novanta era diffusa la convinzione che avrebbe generato un appiattimento delle culture. Anni dopo sappiamo che non è stato così.

I social media hanno dimostrato di essere un luogo di memoria attiva. Indigenous Tweets (http://indigenoustweets.com) raccoglie i messaggi su Twitter condivisi dalle minoranze: rivela che piccole comunità linguistiche non superiori a poche decine o centinaia di persone coltivano la pratica delle loro parole grazie al web. Nel tempo hanno elaborato scaffali digitali che sono visibili al pubblico online frammentati in una scia di micropost. È un'agorà di conversazione dove sperimentare l'equilibrio delle identità locali con lo spazio aperto di internet.

La diffusione di laptop, smartphone e tablet alimenta una biblioteca online accessibile a chiunque con video, immagini e audio. YouTube è una miniera di informazioni per trovare testimonianze altrimenti difficili da acquisire: sono registrate da ricercatori e documentaristi. Contribuiscono inoltre blogger e citizen journalist. Quella di Global Voices (http://globalvoicesonline.org) è una comunità globale per discussioni che include dialoghi in swahili e malese. Il crowdsourcing incoraggia l'ampliamento di testi e video in lingue meno diffuse grazie alla partecipazione di volontari come avviene nella community di Ted mediante l'Open Translation Project. E le nuvole digitali del cloud computing sono costellate di arche destinate a preservare i saperi e a renderli vivi. 
Anche i big data portano alla luce una straordinaria complessità. MyMemory è un'Api (application programming interface) progettata dall'italiana Translated.net che ha collaborato con molti giganti dell'hi-tech: semplifica le traduzioni di testi e ha standard elevati di qualità. Nella vetrina di Mashape è la prima all'interno della classifica di Api della sua categoria. Le opportunità che derivano dall'incontro di data scientist e umanisti sono appena intraviste. Il traduttore universale è più vicino che mai.
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Tecnica matematica per rendere 'quasi' perfette traduzioni Google

Una nuova tecnica matematica potrebbe migliorare notevolmente le traduzioni automatiche di Google. Chiunque abbia provato BabelFish o Google Translate sa che forniscono servizi di traduzione utili, ma ben lungi dall'essere perfetti. L'idea di base di questi sistemi e' quella di confrontare un corpus di parole di una lingua con lo stesso corpus di parole tradotte in un altro idioma: parole e frasi che condividono proprieta' statistiche simili sono considerati equivalenti. Il problema, naturalmente, e' che le traduzioni iniziali si basano su dizionari che devono essere compilati da esperti umani e questo richiede tempo e fatica.
  Ora pero', Tomas Mikolov e colleghi di Google a Mountain View, come si legge su arXiv, hanno sviluppato una tecnica che genera automaticamente dizionari e tabelle di frasi che convertono una lingua in un'altra. Il nuovo metodo non si fonda su versioni in diverse lingue di uno stesso documento ma utilizza tecniche di 'data mining' per creare un modello della struttura di una lingua che poi viene paragonato alla struttura di un'altra lingua. Il nuovo approccio e' relativamente semplice: si basa sul fatto che ogni lingua descrive un insieme simile di idee e le parole che vi appartengono devono necessariamente essere simili. Per esempio, la maggior parte dei linguaggi avra' parole per animali comuni come cane, gatto, mucca e cosi' via.
  E queste parole saranno usate nello stesso modo in frasi come 'il gatto e' un animale piu' piccolo del cane'. Il nuovo trucco e' rappresentare un'intera lingua usano le relazioni fra le parole. L'insieme di tutte le relazioni, il cosiddetto 'spazio del linguaggio', puo' essere pensato come un insieme di vettori che vanno da una parola all'altra. Negli ultimi anni, i linguisti hanno scoperto che e' possibile gestire questi vettori matematicamente. Per esempio, l'operazione 're'-'uomo' + 'donna' risulta in un vettore che e' simile a 'regina'. Si e' scoperto che diversi linguaggi condividono similitudini in questo spazio vettoriale: il processo di conversione da una lingua all'altra si riduce allora a trovare la trasformazione matematica che trasforma uno spazio vettoriale nell'altro. Un problema linguistico diventa quindi di tipo matematico e gli studiosi di Google hanno trovato una opportuna applicazione che colleghi i due spazi vettoriali. "Il nostro metodo e' estremamente efficace: abbiamo raggiunto finora una precisione del 90 per cento nelle traduzioni fra inglese e spagnolo", ha commentato Mikolov.