Inchiesta bestiame: patois lingua difficile da tradurre e l'incubo della prescrizione

Inchiesta bestiame: patois lingua difficile da tradurre e l'incubo della prescrizione


Chiesta ancora una proroga per le traduzioni e trascrizioni delle intercettazioni dal patois all'italiano


AOSTA. E' dai tempi della ricerca spasmodica del significato dei geroglifici egiziani che non si vedevano dei luminari delle traduzioni in cosi grande difficoltà. E' infatti da gennaio 2012 che l'intelligenza dei periti valdostani incaricati di tradurre nella lingua italiana le intercettazioni telefoniche in patois degli indagati dell'inchiesta sul bestiame contaminato e le Fontine adulterate è messa sotto pressione.
Ci si aspettava che dopo le varie nomine di periti, ben quattro a tutt'oggi, e dopo circa 18 mesi di lavoro la matassa sarebbe stata sbrogliata. Invece qualcosa non va. A quanto pare questi luminari non hanno trovato la Stele di Rosetta valdostana che avrebbe permesso una rapida traduzione di queste numerose conversazioni in una lingua a quanto pare troppo misteriosa e complessa.
L'ultimo rinvio il GUP di Aosta lo ha concesso lo scorso 7 Febbraio con una proroga di 120 giorni. Ci si aspettava che il 9 luglio queste traduzioni fossero consegnate. E' invece di oggi la notizia che i quattro periti hanno chiesto una nuova proroga.
Ora ci si chiede se la concessione di queste proroghe fermino i termini della prescrizione. In caso contrario, il timore è che nel cercare il traduttore universale i quattro periti stiano, "involontariamente", spingendo questa inchiesta verso la prescrizione. Anche perché le indagini sono iniziate nei primi mesi del 2008.

Certo che se al nostro Silvio Berlusconi fosse venuto in mente di dialogare con le sue ospiti in patois nelle famose serate mondane, il Tribunale di Milano sarebbe ancora lontanissimo dall'emettere una sentenza. 

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