Unione Europea vs. Facebook: il tag nelle foto deve essere autorizzato


Unione Europea vs. Facebook: il tag nelle foto deve essere autorizzato

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Nel mirino dell’Unione Europea, sempre sensibile alla questione della privacy online, sono finite ora le fotografie di Facebook, proprio nel momento in cui il social network di Zuckerberg ha mostrato grande interesse per la questione immagini acquistando Instagram per un miliardo di dollari.

Il Garante della Privacy dell’UE ha stabilito infatti che i tag delle foto dovranno essere necessariamente autorizzati dagli utenti interessati. Finisce sotto esame anche il riconoscimento facciale per il tagging automatico delle persone, un sistema ripreso da quello usato nel programma iPhoto dei Mac.
Questa direttiva riguarda tutti i social, ma un’altra sentenza che riguarda direttamente Facebook è stata emessa in questi giiorni: la Corte d’Appello di Pau (città francesce di circa 85mila abitanti) ha dichiarato che una disputa tra Facebook e un utente potrà essere dibattuta in Francia. Nel caso specifico, l’utilizzatore esige un risarcimento a fronte di una soppressione – per lui illegittima – del proprio account ma, al di là della forma della diatriba, a Menlo Park si sono visti negare la possibilità che la causa fosse dibattuta in un tribunale californiano. La Corte d’Appello ha ritenuto che le condizioni di utilizzo di Facebook, nelle quali viene esplicitamente dichiarato competente un foro californiano per qualsiasi contenzioso di natura legale, sono caotiche, non scritte in lingua francese, male elencate e di difficile comprensione soprattutto se lette su un dispositivo mobile.

Oltre a queste motivazioni, la Corte d’Appello francese sostiene che“se il servizio (Facebook) viene descritto come gratuito, il sottoscrivente mette a disposizione di una società americana i propri dati, ovvero una fonte economico-finanziaria importante per Faceboo,k ed è plausibile che vi sia una contropartita economica anche per l’utente stesso”.

Questo potrebbe essere un precedente di notevole importanza che obbligherebbe l’ufficio legale di Facebook a correre ai ripari per evitare di dover fronteggiare un’infinità di procedimenti giudiziari provenienti da tutto il mondo.