Adriana Lisboa, intervista all’autrice da parte del traduttore

Adriana Lisboa, intervista all’autrice da parte del traduttore
Adriana Lisboa, intervista all’autrice da parte del traduttore
In occasione della pubblicazione in italiano del libro Racconti popolari giapponesi – disponibile per la Graphe.it edizioni in cartaceo (stampato su carta riciclata) e in eBook – il traduttore, Natale Fioretto, ha intervistato l’autrice, Adriana Lisboa.
Una domanda che molti lettori si porranno: come è possibile raccordare due culture tanto lontane, intendo dire, la brasiliana e la giapponese?
È importante ricordare che in Brasile vive la più grande comunità giapponese al di fuori del Giappone. Per esempio, nella città di São Paulo è celebre il quartiere Libertà che ospita una grandissima comunità giapponese. L’immigrazione giapponese nel mio paese iniziò nel 1908 e oggi i nippo-brasiliani sono circa un milione e mezzo. Dunque c’è un collegamento diretto e importante fra i due paesi da più di cento anni. E in un mondo globalizzato quale è il nostro, nel bene o nel male, in cui le distanze sono diminuite, lo sono anche quelle culturali e, per quanto resistano ancora, non sono più un sinonimo di incomunicabilità.
La sua raccolta di racconti nasce dall’amore per il Giappone, vede la luce in Brasile, e ora viene tradotta in Italia: quali sono, secondo lei, gli elementi che rendono una storia bella, tanto da permetterle di “girare il mondo”?
Secondo me, tutta la buona letteratura è universale. Mio figlio sta studiando Dante e Kafka a scuola qui negli USA dove abitiamo ora. Perché la buona letteratura si distacca da tutto ciò che è infimo e personale e si avvicina a un ambito universale e per questo universalmente comprensibile. Possiamo individuare amicizia, amore, dolore per la perdita in tutta la buona letteratura di ogni epoca della storia dell’umanità. Il talento dell’autore comincia, secondo me, riuscendo a penetrare in questa universalità con il proprio punto di vista, inconfondibile come la propria voce.
La passione per il Giappone è motivata più da esotismo o da un profondo interesse per una cultura per certi aspetti poco conosciuta?
La mia passione per il Giappone è nata con la lettura dei versi di Matsuo Basho, poeta del XVII secolo. Successivamente mi sono dedicata alla lettura dei poeti classici, appassionandomi per Issa e Buson, ho cominciato a leggere romanzieri come Mishima, Kenzaburo Oe e Yasunari Kawabata. Alcuni aspetti della cultura mi affascinano, la lingua mi intriga e ancora oggi studio il giapponese con l’ambizione di poter leggere un giorno gli autori giapponesi in originale. Esiste un certo pudore e una semplicità in alcuni aspetti dell’anima giapponese (senza generalizzare) come un pregiudizio quasi tragico che mi commuove molto. La simmetria, l’imperfezione, la modestia nell’arte proclamato dal principio estetico del wabi-sabi. Oltre a ciò, ho un interesse profondo per il buddismo zen, i cui principi guidano significativamente il pensiero e l’arte giapponese nel corso dei secoli.
Adriana Lisboa con José Saramago nel 2003Raccontando ai brasiliani alcune fra le più antiche favole giapponesi, si è mai posta il problema di una parziale perdita di senso fra i testi originali e quelli di arrivo?
Trattandosi di racconti e, dato che l’universo giapponese non mi è estraneo, trovo che il problema non si è presentato, per lo meno, non in modo significativo. Forse se io mi accostassi a una forma culturale estranea, correrei un rischio maggiore. Un esempio potrebbero essere i paesi islamici che conosco superficialmente.
La lingua dei Racconti popolari giapponesi è limpida e immediata. Un tale stile è suo tratto stilistico innato o è il risultato di lenta maturazione e progressiva spoliazione stilistica?
È dall’inizio della mia carriera – quattordici anni fa – che porto avanti uno sforzo cosciente alla ricerca di un linguaggio più chiaro e diretto. I miei primi libri erano più elaborati, c’erano molte figure retoriche che continuano ad affascinarmi, ma che non mi impediscono di avere un rapporto più semplice con il testo. Come se lasciassi libertà di espressione alle situazioni narrate, interferendo il meno possibile e lasciando la voce dell’autore in un secondo piano.
A suo avviso cosa potrebbe e dovrebbe colpire il lettore nella lettura dei Racconti popolari giapponesi?
La bellezza visiva delle storie giapponesi, che spero di aver onorato nel momento della scrittura, e tutto il sentimento che la plasticità ci trasmette oltre alla lealtà presente in tanti momenti di questi racconti.
fonte: http://blog.graphe.it/2013/03/11/adriana-lisboa-intervista-allautrice-da-parte-del-traduttore

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