LUOGHI ULTRATERRENI E TRADUZIONI


LUOGHI ULTRATERRENI E TRADUZIONI

di Martella Nicola - Edoardo Piacentini

1.  PREVARICAZIONI DA TRADUZIONI (Martella Nicola): Le buone traduzioni della Bibbia hanno formato il linguaggio dei credenti per decenni, se non per secoli. Tuttavia, non sempre i traduttori hanno avuto luce in tutto ciò, che hanno tradotto. In certi punti i traduttori sono stati dei «traditori» del testo biblico; in certi aspetti essi hanno seguito la dottrina prevalente del loro tempo e l’hanno proiettata nella traduzione. A ciò si aggiunga che non tutte le traduzioni correnti sono state fatte di sana pianta dai testi nelle lingue originali, ma si sono appoggiate alla Vulgata e alla traduzioni derivate. Ci sono così traduzioni, che ricalcano altre, in primis quella di Lutero e la King James. I revisori, ossia coloro che hanno rivisto le Bibbie nostrane, spesso hanno ricalcato in tempi recenti proprio tali traduzioni antiche fatte sul «testo ricevuto» (Textus Receptus), ossia sul testo valido intorno al tempo della Riforma, che non tiene conto della scoperta dei nuovi manoscritti. Tali revisori si sono occupati più dell’aggiornare il linguaggio in italiano che di verificare le traduzioni sul testo originario. In tal modo, ad esempio abbiamo la Bibbia della CEI, che rispecchia la Vulgata; la «Diodati» rispecchia in gran parte la traduzione di Lutero. La «Nuova Diodati» rispecchia quella di Lutero (tedesco) e la King James (inglese).
     Tutto ciò è abbastanza evidente in questo tema, che riguarda i luoghi trascendentali. Le scelte fatte da tali traduttori e revisori hanno prevaricato perciò la comprensione dell’escatologia. Altri dettagli li aggiungerò durante il confronto.
     Facciamo un po’ di storia. Quando l’AT e il NT vennero tradotti in latino, il termine inferus(infero) «inferiore, disotto, sottostante» cercava di corrispondere al termine ebraico še’ol e a quello greco hades, che traduceva il primo, i quali intendevano sia la tomba, sia l’oltretomba, ossia un generico «luogo dei morti», ambedue collocati sottoterra. Il problema è che «infero» (spesso anche al plurale «inferi»)venne usato anche per il luogo finale e definitivo, che la Bibbia chiama «Geenna», «fuoco eterno» o «Stagno di fuoco». Così si venne a tradurre con «infero/i» sia l’Ades temporaneo, sia lo «Stagno di fuoco» definitivo, creando molta confusione dottrinale.
     Col tempo «infero» venne a significare anche «Inferno», ossia il luogo della pena eterna, che attende le anime dei peccatori impenitenti e dei malvagi. Non è un caso che Dante nella sua «Commedia» non consideri l’Ades, ma l’Inferno, collocando in esso vari suoi contemporanei. Tuttavia, biblicamente parlando, mentre l’Ades oggi è pieno, l’Inferno (= Stagno di fuoco) è completamente vuoto; infatti, i primi due inquilini di quest’ultimo saranno il dittatore escatologico (Bestia) e il falso profeta (Ap 19,20); poi seguirà per terzo il diavolo (Ap 20,10).

2. IL CONFRONTO: Quanto segue è un confronto con Edoardo Piacentini su tali questioni. Tale suo scritto intendeva essere un contributo all’articolo «Per Branham l’inferno non è eterno». Esso era per un tema di discussione troppo specifico; il confronto, che si è generato, mi ha indotto a metterlo qui, per dargli una risposta adeguata. Già nel passato ne abbiamo parlato insieme su tale questione. Ora mi è diventato (nuovamente) chiaro da dove provenga una concezione escatologica leggermente differente (ossia nei dettagli). Per quanto ho capito dal confronto, le traduzioni da lui usate, hanno esercitato su di lui un convincimento dottrinale, che poi egli rispecchia nei suoi scritti e, perciò, nelle sue predicazioni. Come detto, si tratta di dettagli. Questo confronto serve per mettere a fuoco una terminologia comune e un linguaggio comune sull’escatologia.