Visualizzazione post con etichetta Cinema. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cinema. Mostra tutti i post
| No comment yet

Cinema: Luca Ward miglior doppiatore al Vittorio Veneto Film Festival

Cinema: Luca Ward miglior doppiatore al Vittorio Veneto Film Festival

Manca ormai poco all'inizio della 5* edizione del Vittorio Veneto Film Festival-Festival Internazionale di Cinema per Ragazzi che da anni si tiene nella cittadina trevigiana. Da martedi' 8 aprile a domenica 13 aprile 1.500 giovani giurati, con un'eta' compresa tra i 6 e i 25 anni, visioneranno 12 lungometraggi internazionali in anteprima assoluta per l'Italia e ne decreteranno il vincitore. Gli organizzatori della manifestazione, interamente rivolta al mondo giovanile, hanno voluto assegnare al noto doppiatore italiano Luca Ward il riconoscimento di Miglior Doppiatore della 5* edizione. Questo desiderio nasce dalla considerazione che il doppiaggio e' sicuramente una delle parti predominanti per la cinematografia in Italia; la qualita' del doppiaggio italiano e' visto dal resto del mondo, come uno dei migliori e di grande valore. Doppiatore e direttore del doppiaggio, da un'inconfondibile voce calda e profonda, Luca Ward ha iniziato la sua attivita' di attore all'eta' di tre anni e sotto la guida di Pino Locchi ha intrapreso la sua lunga carriera nel mondo del doppiaggio, prestando la sua voce a Sean Connery, Pierce Brosnan, Samuel L. Jackson, Keanu Reeves, Russell Crowe, Antonio Banderas, Hugh Grant, Gerard Butler, Jean-Claude Van Damme, Kevin Costner, Brandon Lee, James Woods e tanti altri. ''Un professionista che ha lasciato il segno nel mondo della cinematografia; un attore che ha dato voce ai maggiori attori statunitensi, rendendo i personaggi e le loro battute memorabili in Italia; un artista che attraverso la sua voce ha fatto emozionare, sognare e rallegrare numerosi spettatori, segnando la memoria filmica di molti di noi'', cosi' Gennaro Viglione - Vice Direttore del vvfilmf - commenta l'annuncio del Premio Miglior Doppiatore a Luca Ward, riconoscimento che verra' conferito sabato 12 aprile durante il Gala di Premiazione, condotto da Francesca Rettondini, dell'attesissima 5* edizione del Vittorio Veneto Film Festival.
| No comment yet

HER VS LEI, QUANDO IL DOPPIAGGIO FA MALE

HER VS LEI, QUANDO IL DOPPIAGGIO FA MALE


Her vs Lei: il bel film di Spike Jonze, con i protagonisti Scarlett Johansson e Joaquin Phoenix, è stato snaturato da un discutibile doppiaggio. Ecco come

Si dice che durante la sessione di doppiaggio de Heat – La sfida Ferruccio Amendola si fosse arrabbiato con il direttore della versione italiana perché non gli lasciò prestare la voce sia a Robert De Niro che ad Al Pacino, due attori che prima di allora aveva sempre interpretato. “Ma se ne accorgeranno che sei sempre tu!”, avrà protestato il direttore del doppiaggio. “Macché”, avrà risposto Ferruccio, “le faccio diverse”. Questo per dirvi chi erano i doppiatori italiani: quelli che, durante una discussione con qualche amico straniero, potevi sempre tirare in ballo per elencare l’ennesima, sicura eccellenza nostrana. E quelli che oggi, purtroppo, stanno lentamente scomparendo. Non lo diciamo noi, ma i fatti: la richiesta di film in lingua originale sta aumentando, spesso e volentieri per ridoppiare attori vengono chiamati personaggi dello spettacolo (che non sono né attori, né professionisti della voce) e le major, ovvero le potenti produzioni americane, sono sempre più libere, da contratto, nello scegliere le voci dei loro interpreti.

Non faremo di ogni film doppiato male un caso, piuttosto affronteremo l’argomento parlando di una pellicola in particolare, uscita al cinema proprio in questi giorni, vincitrice di un Oscar (per la Miglior Sceneggiatura) e diretta da uno dei registi più visionari degli ultimi vent’anni. Stiamo parlando di Her, italianizzato Lei, film di Spike Jonze, che in Italia, com’è già successo per Django Unchained e per The Wolf of Wall Street, è stato distribuito anche in originale (65 copie, circa un terzo del totale). La giustificazione che tantissimi – giornalisti, spettatori, cinefili e addetti ai lavori – hanno usato è: c’è Scarlett Johansson e la gente vuole sentire la sua voce. Forse, in minima parte e in modo del tutto marginale, è così: è per sentire la voce della donna che ha vinto anche il premio di Miglior Attrice all’ultimo Festival di Roma per questo ruolo che Lei è stato proiettato anche in inglese, con sottotitoli in italiano. È poi anche vero che la pubblicità eccessiva di chi l’avrebbe sostituita ha ottenuto l’effetto contrario a quello sperato: Micaela Ramazzotti, scelta come voce italiana dell’OS Samantha, non è una doppiatrice e, cosa ancora più importante, non è la doppiatrice “storica” di Scarlett Johansson (ruolo rivestito quasi a turno da Perla Liberatori e da Domitilla D’Amico).

Ci sono anche altre questioni legate al doppiaggio, più grandi e più generali: anche in Italia la lingua originale si sta ritagliando il suo posto al sole. Una volta i doppiatori riuscivano a migliorare il prodotto finale. Il film, grazie a loro, ne guadagnava: in spessore, espressività ed emotività. Oggi questo esercizio è difficile, quasi inarrivabile per le nuove leve. Il film di Spike Jonze è quasi un altro in lingua originale. E il discorso non riguarda solo Samantha o Theodore; riguarda tutti gli attori, tutte le voci. Nel quadro dipinto dal pittore Jonze non c’è spazio per le incertezze. La sceneggiatura, anch’essa firmata dal regista, fa delle scelte precise: si dicono cose precise. E sbagliare anche di poco non è accettabile. I lunghi silenzi, i primi piani assoluti, gli ambienti e le luci, il colore della fotografia, il suo calore, riducono al minimo le battute, rendendole essenziali. E se le sbagli, è la fine.

Ci vuole il giusto tono (sperare di poter ricreare quello di Joaquin Phoenix, uno degli attori più bravi e capaci del panorama contemporaneo, in poco tempo è assurdo); ci vuole la giusta espressività (la sensualità della Johansson è una cosa rara: o ce l’hai o non ce l’hai); e ci vogliono le giuste pause. Che come nella musica sono fondamentali, più importanti ancora dei suoni delle parole. In Her versione italiana un po’ di tutto questo manca. E ve ne accorgerete anche se non avrete visto prima Her in lingua originale: vi aspetterete nella voce di Samantha/Ramazzotti un mormorio che non ci sarà; nella voce di Theodore un’esitazione che mancherà; e in quella degli altri interpreti una complicità essenziale, quasi spontanea, che puntualmente (purtroppo) mancherà. Il doppiaggio non sarà finito: ci sono ancora grandi, grandissimi doppiatori in giro e certamente non sta a noi farne i nomi. Ma la versione originale ha vinto la battaglia, almeno questa.
| No comment yet

Attraverso lo schermo e quel che porta al doppiaggio

Attraverso lo schermo e quel che porta al doppiaggio

Vi siete mai chiesti come funzioni davvero il doppiaggio delle vostre serie TV preferite? Sicuramente vi sarete chiesti “perché ‘sti ignoranti hanno tradotto così quella battuta? Era così divertente in originale…” Anch’io.

L’argomento nasce dalla mia esperienza personale: sono a metà di un Master di sottotitolaggio e di adattamento al doppiaggio e in questi pochi mesi ho imparato delle cose che forse vi faranno ridere o vi innervosiranno, ma che mi piacerebbe farvi conoscere. Questo, però, non è un articolo che vuole farvi per forza cambiare idea sulla visione di questo lavoro, bensì vuole invitare tutti voi a riflettere sul perché certe cose sono come sono. E magari, chissà, la prossima volta che vedrete un telefilm in italiano penserete a quello che sto per dirvi.

In tempi non sospetti avevo un’avversione quasi feroce per gli adattamenti delle mie serie preferite e, come voi, se sono qui su ItaSA è per godermele in originale con i sottotitoli; il lavoro che sta dietro quel piccolo file di testo che scarichiamo è grande, preciso e spesso tradotto in maniera egregia. Il doppiaggio, però, mi ha sempre affascinato parecchio e, checché se ne dica, è un’arte per pochi: per traduttori che non traducono solo, ma adattano la cultura di un Paese straniero alla nostra, e che dovrebbero possedere un set mentale ampio e variegato per affrontare prodotti di ogni tipologia. Con questo non dovete pensare che l’adattatore sia dio sceso in terra, il cattivo che reputa lo spettatore un ignorante che non sa cogliere i riferimenti socio-culturali, religiosi, politici americani o le battute di Sheldon Cooper. Semplicemente deve tener conto di un’infinità di varianti e variabili che lo spingono ad operare determinate scelte.


SOTTOTITOLI E ADATTAMENTO: come Winterfell e King’s Landing

Non potrebbero essere più lontani. Spesso si è quasi portati a pensare che l’uno sia la base dell’altro, ma così non è: il sottotitolo ha delle limitazioni dovute allo spazio “rubato” alle immagini, entra in gioco la dualità della parola scritta e di quella ascoltata ma, in generale, il sottotitolo è libero di esprimere gli stessi concetti che contemporaneamente vengono sentiti e visti sullo schermo. Quindi se il personaggio X dice “fuck“, quello dirà il sottotitolo tradotto. La prima cosa a cui un sottotitolatore deve prestare attenzione è agevolare il più possibile lo spettatore: se il personaggio di turno è impegnato in un flusso di coscienza infinito, lo spettatore deve essere comunque in grado di leggere e capire senza impazzire. L’unico modo possibile è adattare la traduzione: capirne il senso profondo e riportarla nei sottotitoli secondo quello che il personaggio intende, ma non necessariamente dice. In tutto questo, però, si deve sempre stare attenti a non esagerare, a non anteporre la propria personalità al prodotto, al personaggio e soprattutto ai concetti espressi.

Se il sottotitolo è una sfida che si affronta con determinazione, l’adattamento è un campo minato e l’adattatore ne è esattamente al centro. Ok, non è così tragica! Ma sappiamo bene che un cattivo adattamento si ricorda per sempre: a volte si potrebbe finire per odiare questa o quell’altra serie perché “dicevano cose sbagliate”. Ci sono adattamenti cattivi e adattamenti buoni e tutti devono passare attraverso ostacoli e limitazioni che spesso fanno davvero male al cuore, ma così è. Gli adattamenti standard, quelli che vedete nelle varie TV nazionali o nelle piattaforme a pagamento, devono fare i conti con la resa del labiale. Croce e delizia, il labiale è qualcosa di estremamente difficile da rendere perché, se da un lato tenta con tutte le forze di incollarsi bene ai movimenti originali della bocca degli attori, dall’altro invece deve costantemente fare i conti con aperture vocaliche e consonantiche completamente diverse dalla traduzione italiana: ecco che se il personaggio Y dice “bats” l’adattatore non potrà mai inserire “pipistrelli” in quello spazio. Ostacolo che si aggira solo cambiando l’ordine delle parole, senza però MAI cambiare il senso della frase. Anche in questo caso, l’adattatore deve diventare invisibile: non può e non deve sostituirsi al personaggio o alla sceneggiatura e manovrare le battute a suo piacere, ma deve fare in modo che tutto sia fluido e comprensibile e che, ipoteticamente, quel telefilm risulti stato pensato in italiano.

Infine vorrei parlare en passant della censura massiccia operata spesso ai danni del telefilm stesso. Su questo gli adattatori non hanno potere né diritto di parola, nella stessa maniera in cui un operaio o un impiegato non ha la libertà di fare quello che gli pare e deve rispettare determinate regole dell’azienda. La censura più grave è l’omissione assoluta di un concetto o la sua manomissione (la battuta di HIMYM su Berlusconi, anyone?), ma ci sono anche censure minori che però risultano assolutamente fuori di testa: in alcuni casi, tutti i riferimenti religiosi vengono eliminati. E per tutti intendo anche gli “Oh my God” e affini. Nonsense, puro nonsense.

Come in tutte le professioni, ci sono pro e contro per ogni cosa, ma posso assicurarvi che, una volta capito come funziona e quanto lavoro c’è dietro una serie TV che esce a sole due settimane dopo la release americana, si iniziano a vedere le cose da un’altra prospettiva. Non necessariamente migliore, ma sicuramente diversa. Come detto all’inizio, spero di aver stimolato la vostra curiosità e il dialogo su questo argomento e vi invito a commentare, condividendo l’idea che avete voi del doppiaggio italiano.


| No comment yet

LEGO - Il Film: una valanga di nuove foto, ecco i doppiatori all'opera!

A pochi giorni dalla release statunitense, la Warner Bros. ha diffuso oggi un mucchio di nuove foto da LEGO: 

Il Film che ci regalano un assaggio a numerose sequenze del film d'animazione diretto da Chris Miller e Phil Lord.

Tra gli scatti inediti possiamo anche ammirare Chris Pratt, Elizabeth Banks, Morgan Freeman, Will Arnett, Will Ferrell e i registi durante le sessioni di doppiaggio.



Sviluppata in Australia dalla Animal Logic, la pellicola sarà in 3D, parzialmente in stop motion e parzialmente in CGI. Ogni elemento - incluse esplosioni, nuvole e cascate d'acqua - sarà realizzato con mattoncini animati.

Ecco alcuni dettagli sulla trama della pellicola scritta e diretta dai registi di Piovono Polpette e 21 Jump Street Phil Lord & Christopher Miller (sulla base di una storia concepita insieme a Dan Hageman & Kevin Hageman) assieme a Chris McKay:

LEGO segue la storia di Emmett, il pupazzetto LEGO più ordinario, rispettoso delle regole e del tutto nella media in circolazione. Solo che viene scambiato per errore come la persona più straordinaria esistente, la chiave per la salvezza del mondo. Viene trascinato da una combriccola di gente che non conosce per intraprendere un'epica avventura atta a fermare l'operato di un malvagio tiranno, un'esperienza per la quale Emmett non è per nulla preparato. 

Chris Pratt è Emmett, mentre Elizabeth Banks e Morgan Freeman sono i suoi compagni di viaggio. Freeman è Vitruvius, un vecchio mistico, mentre Banks è la tosta Lucy, che scambia Emmett per il salvatore del mondo e lo accompagnerà lungo la sua quest. Will Arnett da invece voce a Batman, con cui Lucy ha una storia.

Il film incorporerà alcuni dei più celebri personaggi LEGO, insieme ad altri nuovi di zecca, permettendo ai fan del brand che, per generazioni, hanno giocato coi celebri mattoncini tanto nella loro forma di giocattolo quanto in quella videoludica, di godere un nuovo livello d'intrattenimento grazie a un nuovo mondo LEGO visivamente innovativo.

Negli USA Lego the Movie uscirà il 7 febbraio 2014, in Italia il 20 febbraio.





| No comment yet

26 Hilarious French Translations Of Hollywood Movie Titles

26 Hilarious French Translations Of Hollywood Movie Titles

Hollywood movie titles in France are often given easier English substitutes to make them more accessible to French audiences, instead of simply being translated into French. Don’t ask me why. Just enjoy.