La professione del traduttore

La professione del traduttore

Questa è una storia vera – solo i nomi sono stati cambiati (o eliminati del tutto) per proteggere gli innocenti.
In questo post parleremo di lavoro, di numeri, e di soldi.
Non necessariamente in quest’ordine.
Questo è un pork chop express.

San Girolamo, patrono dei traduttori
San Girolamo, patrono dei traduttori
Mi contatta un piccolo editore per una proposta di traduzione.
Se sono interessato a tradurre un romanzo per loro, potrei dare la mia disponibilità e poi fare un piccolo saggio di traduzione, una dozzina di pagine, per vedere se sono in gamba davvero.

Ora, già la questione del saggio mi lascia un po’ così, ma è vero – viviamo nel paese del millantato credito, quindi può anche starci.
E poi, non son più i tempi in cui un editore, con venti provini di dodici pagine ciascuno, si faceva tradurre gratis un romanzo da venti traduttori diversi.
Non succede più, certamente.

Resta il problema – sono disponibile alla traduzione?
Coi tempi che corrono, che diamine, è un lavoro, certo che sono disponibile.
Però, beh, vorrei sapere che romanzo è, quanto è lungo, e se ci sia una scadenza per la consegna del lavoro…
Ok, io mi impegno, ma poi, cosa dovrò tradurre?
Un romanzello avventuroso che si traduce da sé in due settimane, o un bel romanzone sperimentale che mi inchioda alla tastiera per otto settimane?
50.000 parole, o 500.000?
Non tutti i lavori di traduzione sono uguali.

Ma queste sono informazioni riservate – le saprò solo nel momento in cui prenderò l’impegno di tradurre.
Il che comincia a essere complicato – devo impegnarmi a fare un lavoro senza sapere di che lavoro si tratti, di quanto tempo mi richiederà, e quanto tempo io abbia a disposizione*.

E c’è poi la questione soldi, naturalmente.
Il prezzo si calcola di solito o sul tempo o sul numero di parole o pagine – e poi bisognerebbe discutere la modalità di pagamento, magari un anticipo se è un lavoro lungo…
E così scopro che – qualora io fossi disponibile, e qualora mi dimostrassi abile nel tradurre quelle dieci/dodici pagine, il lavoro mi verrà pagato con un 5% sulle vendite, ogni sei mesi.

San Giuda, patrono delle cause perse
San Giuda, patrono delle cause perse
Sia chiaro, ho già lavorato per royalties in passato – ma il mio editore americano, in quel caso, mi dava (e mi versa ancora, in effetti, ogni sei mesi) il 30% sulle vendite, seppur scarsine, di un libro che però si vende a 50 dollari.
Ora, in che ordine di grandezza posso quantificare il mio 5%, in questo caso?
Ho idea, in questo caso, del prezzo al quale verrà venduto il libro, e quante copie spera di vendere l’editore nei primi sei mesi (perché son quelli, i mesi critici)?
No.

Però un giro sul catalogo online del mio potenziale cliente mi rivela che i suoi libri viaggiano sui 15 euro, in media.
Ma ce ne sono anche da 5 euro.
Però, diamo per buoni i quindici euro, e facciamo delle ipotesi.

Ipotizziamo che il romanzo in questione sia un’affare di 60.000 parole, relativamente facile da tradurre, ma che mi impegnerà a tempo pieno per un mese.
150/200 ore di lavoro.
E supponiamo che si venda a 15 euro.
Da quei quindici euro, prima di calcolare la mia percentuale, devo detrarre la percentuale del libraio se il libro è cartaceo, le spese e le tasse.
Per cui, diciamo che potrei ambire al 5% di 8 euro. – probabilmente meno, ma stiamo larghi e diciamo 8 euro.
Che fa 40 centesimi di euro a copia.

Ora, quante copie verranno vendute nei primi sei mesi?
Chiaro, questo dipende dal libro (che pubblico ha), dalla distribuzione, dalla pubblicità, da un sacco di cose.
Qualora il libro dovesse vendere 10 copie, il mio mese di lavoro mi frutterà 4 euro, che mi verranno versati dopo otto mesi almeno dalla consegna del mio lavoro finito (contando due mesi di tempi tecnici, più il primo semestre di vendite).

4 euro – il prezzo di una coppa gelato.

Per 100 copie potrei aspettarmi, coi medesimi tempi, 40 begli euro croccanti a copertura delle mie 200 ore di lavoro.

40 euro – cena per due in pizzeria, o dal cinese.

E per 1000 copie (che è un gran bel numero, per un piccolo editore), i 400 euro vorrebbero comunque dire essere pagati circa due euro l’ora, otto mesi dopo la consegna del lavoro.
Non ci si sputa sopra, ovviamente – ma è un gioco d’azzardo, ed oltretutto giocato “al buio” (non ho idea del potenziale di vendita di ciò che mi si chiede di tradurre).

Naturalmnte, un compenso ragionevole per una traduzione come quella che stiamo ipotizzando, si aggirerebbe comunque almeno sul doppio di quella cifra.
Certo, col sistema delle royalties ogni sei mesi riceverei un pagamento, per l’eternità… per cui è possibile, qualora il romanzo misterioso riuscisse a fare 1000 copie l’anno, tutti gli anni, io riceverei 200 euro ogni sei mesi come compenso.
Nel complesso, una cifra ragguardevole, ma spalmata su tempi lunghissimi.

Ma tutti questi sono numeri ipotetici – e se il romanzo venisse messo sul mercato a 5 euro?
Potrei contare su qualcosa come 5 o 6 centesimi a copia venduta?
E se non vendesse nulla?
Può succedere – e io avrei lavorato gratis.

slave-labor.-photo-by-mrbenthompson1Quindi, ricapitolando – mi si offre di sostenere un esame, per avere la possibilità di impegnarmi a fare un lavoro di cui non so nulla, in tempi imprecisati, a fronte di un pagamento non quantificato, spalmato su un periodo di tempo indefinito.
Vogliamo parlare di rispetto per le mie capacità professionali?
O più semplicemente, della dignità del lavoro?
Tutto questo è indecente.
Ed il fatto che l’ipotetico editore si possa giustificare con il classico “Nessuno ti obbliga ad accettare” è semplicemente un’aggravante.
C’è solo una cosa più indecente di questa – ed è il fatto che questi signori troveranno sicuramente qualcuno che accetterà le loro condizioni.
E non posso sindacare sui motivi, certamente serissimi, che porteranno questa persona ad accettare.
Ma non posso ignorare il fatto che finché qualcuno accetterà simili condizioni, non potremo mai ambire ad una dignità professionale di alcun genere.
Né ad un compenso commisurato alla competenza messa sul piatto.

————————————
* Talvolta i committenti hanno pretese ridicole – non per malvagità., ma perché non conoscono il lavoro.
A dicembre mi è stata proposta, in perfetta buona fede, una traduzione tecnica di 250 pagine, da fare “con comodo, anche in due settimane.”

Reply to this post

Posta un commento