Il doppiaggio è fuori moda?


Il doppiaggio è fuori moda?



In molti Paesi i film sono già mandati nelle sale cinematografiche in lingua originale, con i sottotitoli. In Italia ancora no: vuoi perché alcuni dicono di non riuscire a seguire sia il testo sia audio e immagini, vuoi perché sono decenni ormai che ci vantiamo dei nostri doppiatori (effettivamente alcuni sono molto abili, sia nel campo del cinema sia in quello degli anime animati, ma quanto sarà effettiva bravura e quanto un po’ di nazionalismo?), vuoi perché molti delle generazioni passate non hanno molta dimestichezza con l’inglese o qualsiasi altra lingua diversa dall’italiano. Tuttavia, il doppiaggio ha anche i suoi lati oscuri. Non ci abituiamo alle voci originali, perdiamo la possibilità di allenare l’orecchio alle lingue straniere, e oltretutto ci sono alcuni giochi di parole intraducibili da una lingua all’altra e talvolta interi film: si pensi, per esempio, ad “Arancia Meccanica” di Kubrick, in cui il linguaggio giovanile dei Drughi ha dovuto subire decisioni di traduzione sicuramente non immediate.
Sembra, però, che qualcosa si stia smuovendo, che l’Italia si stia un po’ scrollando di dosso la rassicurante arte del doppiaggio. E’ da poco uscita l’ultima fatica di Tarantino, “Django unchained”; a Roma le sale in cui è proiettato sono 48, di cui 47 mostrano il film doppiato, e una sola in lingua originale con i sottotitoli. Contro ogni aspettativa, in proporzione, la sala con la proiezione originale ha incassato più di una con il film doppiato. E non sembra un fenomeno isolato, visto che, a quanto pare, accanto alle produzioni in lingua italiana saranno affiancate copie non doppiate anche nel prossimo futuro e nei film a venire. In proporzione minore, certo, ma è comunque un segno di cambiamento.
Secondo il regista Marco Tullio Giordana: “La versione originale di un film è sempre preferibile, perché il doppiaggio comporta inevitabilmente un certo tradimento. Doppiare un film non è come tradurre un romanzo, ma come tradurre una poesia: si tratta di un lavoro complicato. Il mio sogno cinefilo è che per tutti film distribuiti in Italia fosse prevista la programmazione di una copia in originale.”
Probabilmente ci vorrà ancora molto lavoro prima di giungere a una simile impresa, soprattutto nel nostro Paese; tuttavia, è comunque un segno di apertura mentale e culturale che non va sottovalutato.