La crisi taglia le traduzioni: calo del 25 per cento
La crisi taglia le traduzioni: calo del 25 per cento
La crisi dell'economia bresciana? Difficile che sia finita se le traduzioni dei brevetti di decine di aziende metalmeccaniche, da gennaio ad aprile, sono calate del 30 per cento. Difficile che sia finita se tante imprese edili fuggono a caccia di appalti nel Nord Africa. Singolare ed efficace il racconto della «grande depressione bresciana» raccontata da un giovane traduttore 34enne, Hillary Ngaine Kobia ( nella foto ).
La crisi dell'economia bresciana? Difficile che sia finita se le traduzioni dei brevetti di decine di aziende metalmeccaniche, da gennaio ad aprile, sono calate del 30 per cento. Difficile che sia finita se tante imprese edili fuggono a caccia di appalti nel Nord Africa. Singolare ed efficace il racconto della «grande depressione bresciana» raccontata da un giovane traduttore 34enne, Hillary Ngaine Kobia ( nella foto ).
Un keniota dalla storia
personale degna di un romanzodi John Steinbeck. In Italia dal Duemila
sulle orme del fratello, un diploma da casaro nonostante la sua allergia per i
latticini, il mantenimento agli studi caricando maiali e tacchini sui camion di
un allevatore di Pompiano all'alba e nei weekend; poi un terribile incidente
che lo costringe sette mesi in ospedale (il cancello dell'allevamento gli cade
sulla schiena e gli spezza due vertebre). Un incidente che gli cambia la vita. Una sliding door .
«Tutti i miei progetti vennero sconvolti. Non avrei più potuto fare lavori
pesanti per mantenere la mia famiglia e i miei sette fratelli» racconta
Hillary. Ecco che un prete di Manerbio gli presta i 900 euro per la prima tassa
dell'università Cattolica, facoltà di Lingue. Ed in pochi anni, il self made
man di Meru apre una società di traduzioni tutta sua, la Neno Language Service ,
con sede nel cuore di Brescia, in via Tosio, che oggi gestisce trenta
traduttori free lance e coordina traduzioni per 110 aziende italiane (il 40%
bresciane) nelle lingue più disparate. Non solo inglese, tedesco, spagnolo,
francese e portoghese che van per la maggiore. Ma anche turco, cinese, indi, indu,
urdu. E le lingue africane come lo swahili e il wolof.
«Effettuiamo soprattutto traduzioni di proprietà intellettuali. Aziende che
inventano nuovi brevetti e devono registrarli a livello europeo e
internazionale». Brevetti che purtroppo sono in calo: «La mia attività nasce
già nella crisi, visto che mi sono messo in proprio nel settembre 2009. Ma
negli ultimi quattro mesi abbiamo registrato un calo del 25% del lavoro, rispetto
a due anni fa».
Lavora con piccole e medie aziende di metalmeccanica di precisione, che producono macchine
di lavorazione. Si trovano nell'ovest della provincia (Travagliato, Cazzago,
Rovato) ma anche nella Bassa, a Montichiari, Carpenedolo, Quinzano D'Oglio.
Crollate invece le collaborazioni con Lumezzane. «Esportano soprattutto in
Germania, visto che il 20% delle traduzioni che copriamo è in tedesco. È in
crescita il mercato per la Turchia e il Brasile, mentre sta diminuendo quello
verso la Cina». Traducendo brevetti, sfiorando inventiva e talento delle
aziende bresciane, Hillary ha conosciuto in pochi anni pregi e difetti
dell'imprenditore bresciano. Gran lavoratore. Instancabile. «Ma oggi c'è ancora
molta paura di crescere, di esporsi. E il marketing aziendale resta un grande
gap. Qualcuno fatica ancora a capire che un sito internet tradotto bene in
diverse lingue è un indispensabile biglietto da visita per l'estero. Diversi
imprenditori, in questo periodo di crisi, tendono a risparmiare anche su interpreti
e traduttori, magari assumendo come segretarie qualche ragazza laureata in
lingua».
Altro interessante capitolo quello riguardante le imprese edili che fuggono in
Nordafrica, alla ricerca di appalti: «Qui non c'è lavoro e si rivolgono a noi
per la traduzione di bandi». E infine un piccolo consiglio: «L'Europa e
l'Italia dovrebbero investire di più sull'Africa centrale, un mercato che si
stanno facendo soffiare dalla Cina e dai paesi del Bric». Ma servono legami,
per fare questo, non solo economici, ma sociali, culturali. Per questo Hillary
ha messo in piedi l'associazione Moja Kwa Tano (Uno per cinque) per permettere
un riscatto sociale agli studenti kenioti meritevoli: venire in Italia e poter
studiare. Come ha fatto suo fratello Felix con lui e lui con altri due suoi
fratelli. «Certo anche noi dobbiamo cambiare mentalità: pensare che possiamo
vivere non solo delle nostre braccia».
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