Come parlerà la Rete?


Come parlerà la Rete?


A CURA DI GIUSEPPE BOTTERO
Che lingua parla il web?
Inglese, ma ancora per poco. Secondo una ricerca diffusa ieri dal colosso delle traduzioni on line «Smartling» alla fine del 2011 il 27% dei contenuti che si trovavano su Internet era scritto in inglese e il 24% in cinese. Ma il Dragone ha messo il turbo anche nel campo del digitale e in meno di due anni il cinese diventerà la lingua più diffusa in rete. Un traguardo difficile da pronosticare: dieci anni fa era sotto il 9%.

E le altre lingue?
Al terzo posto c’è il giapponese, in netto calo, poi lo spagnolo e il tedesco. Solo il 3% dei contenuti è scritto in arabo. L’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi del G8, con il 2%.

Quanto è diffuso Internet?
Secondo un rapporto curato dall’Onu almeno 2 miliardi di persone usano il web. Negli ultimi dodici anni il numero di utenti è esploso: nei primi mesi del 2000 erano solo 250 milioni. I siti più cliccati sono Google, Facebook, Yahoo e Youtube.

Come si spiega il boom cinese?
I cinesi sono sempre più affamati di tecnologia. A gennaio Apple è stata costretta a sospendere le vendite dell’ultimo modello di iPhone per evitare problemi di ordine pubblico. Secondo i dati del «China Internet Network Information Center» la Cina ha superato la cifra record di 500 milioni di connessioni: lo scorso anno l’incremento è stato del 12%. Da segnalare il boom degli accessi da dispositivi mobili e dalle aree rurali, che hanno registrato rispettivamente un balzo del 17,5% e dell’8,9%.

Quali sono i siti più visitati in Cina?
In testa alla classifica c’è Baidu, il Google cinese, un motore di ricerca utilizzato da oltre 400 milioni di utenti. Fondato nel 2000, nel 2007 ha raggiunto un traguardo storico: è stato il primo gruppo cinese ad essere incluso nell’indice Nasdaq.

E i social network?
Il più in voga è Weibo, servizio di microblogging del portale Sina.com, molto simile a Twitter. Dal mese scorso, però, i controlli si sono fatti più stringenti e i cybernauti sono costretti ad autenticarsi con nome e documento di identità. Ma ogni tanto anche la censura si allenta. Ieri, in alcune aree del Paese, è stato accessibile anche Facebook, che potrebbe sfruttare l’acquisizione di Instagram - già disponibile in cinese - per superare le barriere imposte dal governo.

Nell’ultimo rapporto sulla rete “Reporters Senza Frontiere” parla di “emergenza Cina”: perché?
La rete, grazie alla sua libertà, è il luogo privilegiato per attivisti e dissidenti, e il governo ha stretto la morsa. Nel tentativo di combattere le «voci» che si diffondono su Internet, Pechino il mese scorso ha chiuso 42 siti. L’allarme sulla cyber-repressione è stato lanciato anche dal co-fondatore di Google Sergey Brin: «Ci sono forze molto potenti - ha detto in un’intervista al Guardian - che si sono schierate contro Internet, su tutti i fronti e in tutto il mondo».

Qual è la lingua perfetta per il web?
Secondo l’Economist le lingue più brevi e incisive sono il cinese e l’arabo che, rispetto all’inglese, risparmiano rispettivamente il 69% e il 14% di spazio per scrivere lo stesso testo. Sul web utilizzare poco spazio è fondamentale, soprattutto sui social network come Twitter, che accetta messaggi lunghi al massimo 140 caratteri. Twitter, scrive l’Economist, sta diventando importante anche per salvare le lingue in via di estinzione: molte persone che parlano basco o gaelico utilizzano il web per comunicare e tra le centinaia di migliaia di profili attivi c’è n’è uno che «twitta» in kamilaroi, una particolare lingua degli aborigeni australiani che oggi viene parlata solo da tre persone.

Davvero il web sta modificando la lingua?
Sì, soprattutto nei Paesi anglosassoni. Waterstone’s, la maggiore catena di librerie del Regno Unito, ha deciso di abolire il genitivo sassone dalle sue insegne, rinunciando all’apostrofo e diventando Waterstones. La scelta è stata così motivata: la parola è più semplice da trovare sui motori di ricerca.

Come si fa a risparmiare spazio?
La maggior parte degli utenti si affida agli emoticons, simboli grafici che raffigurano le espressioni facciali. Molto usati tra gli adolescenti, da qualche anno sono entrati anche nel lessico comune.

Si può tradurre una pagina web?
Sì. Il servizio più utilizzato, nonostante presenti ancora molte limitazioni, si chiama Google Translate e permette di tradurre qualsiasi sito internet. Translate si basa su un algoritmo sviluppato dagli ingegneri di Mountain View, che lo aggiornano continuamente, ed è completamente gratuito.

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